La scuola come ascensore sociale non sembra più funzionare e chi proviene da famiglie benestanti continua la scalata, al contrario di chi non si ritrova i mezzi necessari pere proseguire negli studi: “È come se l’ascensore sociale della scuola, dovendo arrivare al decimo piano, si fermasse al quinto, nei casi migliori”.
In estrema sintesi, questo il tema che Il Fatto Quotidiano affronta in un intervento sulle sue pagine, mettendo a confronto le università italiane, alcune delle quali si stanno ponendo questo problema, accogliendo e seguendo chi non può permettersi gli studi, considerato che, come ha spiegato il rettore dellascuola Normale di Pisa nella prolusione all’anno accademico, esiste un problema grave “il fenomeno crescente della sempre più alta estrazione sociale dei nostri allievi”.
Nel passato – si legge sul Fatto- la Normale funzionava molto meglio come ascensore sociale. Dato che il percorso di studi è completamente gratuito e gli allievi ricevono una retta, tanti ragazzi e ragazze di famiglie meno abbienti avevano possibilità di fare carriera, accusando la scuola nel suo complesso: “Le università arrivano al termine di una lunga filiera, in cui evidentemente qualcosa si è spezzato”.
“C’è poco stupirsi: è il risultato del modello di sviluppo degli ultimi 20/30 anni. Un capitalismo finanziario al servizio del consumismo e nemico della cultura e dell’istruzione. Le diseguaglianze prima che economiche sono nell’accesso all’istruzione. Oggi viviamo nell’illusione che internet rende tutti uguali, più o meno”, sostiene l’ex sindaco di Pisa.
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