Al centro del dibattito politico europeo, al fine di ridurre o minimizzare il rischio di contagio, ogni governo e Ministero competente si adopera per il rientro a scuola in sicurezza, occupandosi di tamponi, tracciamenti e varo di nuove regole contestualizzate al rischio epidemiologico corrente per ogni singola area. Il Bel Paese, per via di una politica di gestione unica, si conferma differente dalle altre realtà europee in termini di gestione del contagio nelle scuole, negli ambienti di lavoro, negli spazi pubblici e sui mezzi di trasporto.
Lo screening periodico mediante i tamponi antigienici effettuato sugli studenti con la finalità di continuare con la didattica erogata in presenza costituisce un must per le istituzioni europee, in particolare in Francia e Regno Unito, dove si vuole scongiurare il ritorno della didattica a distanza con ogni mezzo e disposizione disponibile. In Italia la situazione è differente: si tiene elevatissima l’attenzione mediatica ed istituzionale sulla somministrazione delle terze dosi e annessi boosters senza concentrarsi sul monitoraggio attivo su studenti, insegnanti e personale scolastico, costretti alla quarantena autonoma con l’obbligo di tampone alla fine del periodo d’isolamento, con garanzia di continuare ad erogare / seguire le lezioni a distanza, di fatto non risolvendo il problema della DAD e le rispettive conseguenze sull’apprendimento.
I sistemi informatici sono sovraccarichi e obsoleti, nonostante i miliardi ottenuti dall’Europa ottenuti attraverso il PNRR previsti per la transizione digitale, di cui non si vede, almeno per ora, traccia alcuna, nemmeno nei settori più strategici a contatto con l’emergenza sanitaria.
L’Eliseo ha disposto, con i dipartimenti sanitari locali, l’effettuazione di test antigienici ripetuti in caso di un positivo accertato in classe; i tamponi dovranno essere svolti per un numero pari a 3 in 4 giorni, in modo da scongiurare la malaugurata positività al Sars – CoV – 2 . Il Regno Unito e le rispettive autorità sanitarie hanno previsto, almeno per il Galles, la somministrazione di tre tamponi agli studenti per ogni settimana di lezione al fine di poter garantire l’erogazione della didattica in presenza.
Il resto del paese rispetterà la retorica di un tampone la settimana per entrare in classe. Novità anche per le disposizioni anticontagio: in Belgio e Germania tuttora vige, rispettivamente, la norma che obbliga a indossare la mascherina a protezione di naso e bocca dai 6 anni in su e un obbligo sancito dalle autorità tedesche per tutte le fasce d’età.
Le autorità nazionali, in relazione all’emergenza sanitaria in corso, non hanno ancora emesso chiare e precise disposizioni relative ai tracciamenti in classe affidando, di fatto, ogni singolo caso alla buona sorte ed alla provvidenza. Le misure scatterebbero solo se disgraziatamente uno studente, per sintomi sospetti, si ritrovasse positivo a seguito dell’effettuazione di un test antigienico in una farmacia: lockdown per lui / lei e tamponi misti a quarantena per i suoi colleghi e per i docenti. Ciò che realmente impedirebbe alle autorità nazionali (e regionali) di programmare con saggezza delle operazioni di tracciamento è, come di consueto, derivante dallo stato penoso dei sistemi informatici, che non riescono a sostenere un carico troppo elevato di richieste: la responsabilità di tali software passa alle Regioni e agli Enti Locali, che esternalizzano, attraverso appalti vari, la gestione e la manutenzione dei portali della salute locale alle aziende più disparate.
Il portale nazionale relativo ai tamponi e ai relativi esiti non ha manifestato gravi malfunzionamenti negli ultimi mesi, finché non sono previste operazioni di tracciamento a livello nazionale. In qual caso, per evitare crolli di portali e server, bisognerebbe organizzare interventi strutturali efficaci al fine di aumentare la portata dei sistemi informatici, alle prese con centinaia di migliaia di informazioni sensibili al giorno.
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