Il personale della scuola interessato ad andare in pensione o a rimanere in servizio oltre l’età anagrafica per accedere all’assegno di vecchiaia, dovrà obbligatoriamente farlo entro il prossimo 11 febbraio 2011 (solo i dirigenti scolastici avranno l’opportunità di farlo entro il 28 febbraio): a comunicarlo è stato il ministero dell’Istruzione, nella serata del 29 dicembre, attraverso il Decreto Ministeriale 99/10 e la Circolare 100/10.
Dopo aver premesso che le richieste di pensionamento, anche quella di part-time con contestuale attribuzione del trattamento pensionistico, “valgono, per gli effetti, dall’1/9/2011”, il Miur ha specificato che andranno presentate via internet attraverso le procedure delle istanze on-line disponibile a partire dal 12 gennaio 2011. Ma chi lo volesse ha la possibilità sin da oggi di fare la registrazione al servizio.
Sempre entro l’11 febbraio 2011 gli interessati hanno la facoltà di revocare le suddette istanze, cancellando, tramite Polis, la domanda di cessazione precedentemente inoltrata.
Entro il 31 marzo l’amministrazione è tenuta a comunicare agli interessati l’eventuale mancanza dei requisiti necessari per il collocamento a riposo. Entro 5 giorni dal ricevimento di detta comunicazione, gli interessati dovranno comunicare alla scuola di titolarità o all’ufficio scolastico territoriale, la volontà di non lasciare.
Nn tutto il personale dovrà, tuttavia, presentare le domane via web: quello non di ruolo, compresi gli incaricati di religione e tutto il personale in carico alle scuole della province di Trento e Bolzano ed a quelle di Aosta, presenterà le domande in formato cartaceo direttamente alla sede scolastica di servizio/titolarità, che provvederà ad inoltrarle ai competenti Uffici territoriali. Ed anche domande di trattenimento in servizio continueranno ad essere presentate in forma cartacea.
Per quanto riguarda i requisiti il Miur ha precisato che per il personale della scuola sono “necessari per l’accesso al trattamento di pensione di anzianità sono 60 anni di età e 36 di contribuzione o 61 anni di età e 35 di contribuzione, ancorché maturati entro il 31 dicembre. Fermo restando il raggiungimento della quota 96, i requisiti minimi che inderogabilmente devono essere posseduti a tale data, senza alcuna forma di arrotondamento, sono di 60 anni di età e 35 di contribuzione. L’ulteriore anno necessario per raggiungere la “quota 96” può essere anche ottenuto con frazioni diverse di età e contribuzione (es. 60 anni e 4 mesi di età, 35 anni e 8 mesi di contribuzione)”. I requisiti dovranno essere raggiunti entro il 31 dicembre 2011, ma la pensione e la liquidazione saranno comunque calcolati sulla base della retribuzione del 31 agosto 2011.
Potranno chiedere di rimanere in servizio, per due anni oltre il 65esimo anno per gli uomini e il 61esimo per le donne, solo i dipendenti che non appartengano a classi di concorso o profili in esubero e non abbiano ancora raggiunto i 40 anni di contribuzione. Coloro che debbono raggiungere i 20 anni di contribuzione minima o i 40 (ma che erano in servizio al 1 ottobre 1974) potranno chiedere la deroga per rimanere in servizio fino a 70 anni.
C’è poi un ultimo punto, che non farà piacere alle decine di migliaia di precari in lista di attesa: nel decreto 99/10 viene sottolineato che “l’art. 9, comma 31, del D.L. 78/2010 convertito con L. 122/2010 ha equiparato i trattenimenti in servizio da 65 a 67 anni, previsti dal comma 5 del D. Lgs 297/94, a nuove assunzioni che, pertanto, dovranno essere ridotte in misura pari all’importo del trattamento retributivo derivante dai medesimi trattenimenti”. Il mantenimento in servizio oltre il 65° anno di età viene assimilato, in pratica, a nuove assunzioni e pertanto riduce le stesse. Vale davvero poco le preghiera del direttore generale Luciano Chiappetta, che ha firmato il decreto, di specificare per “effetto delle succitate disposizioni, i criteri di valutazione delle istanze di permanenza in servizio, dettati con la Direttiva n. 94 del 4 dicembre 2009, devono essere applicati in maniera puntuale e motivata”. Nel 2010 hanno lasciato il servizio per andare in pensione oltre 30.000 dipendenti, di cui una buona parte volontariamente.