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Le donne parlano l’inglese meglio degli uomini. I dati Ef Education

EF Education, società leader nel settore delle Vacanze Studio e nei servizi di formazione linguistica aziendale grazie alla sua divisione EF Corporate Solutions presenta i risultati dell’ultimo report EF EPI, che valuta la conoscenza dell’inglese di 88 Paesi nel mondo.

Lo studio evidenzia dati interessanti per quel che concerne le correlazioni significative tra la competenza linguistica e importanti indicatori come la facilità nel fare affari, l’innovazione e l’indice di sviluppo umano, che classifica la qualità della vita dei cittadini di un Paese in base all’aspettativa di vita, all’istruzione e al reddito lordo pro capite.

L’inglese continua ad essere un elemento chiave per le aziende per rimanere competitive e promuovere l’innovazione in uno scenario di mercato sempre più globalizzato.

Si riscontra una forte dipendenza proporzionale tra la facilità di fare impresa e il livello di conoscenza dell’inglese. Sebbene i piccoli imprenditori potrebbero non sentire la necessità di conoscere la lingua per fare affari a livello locale, una percentuale sempre più crescente di aziende ha iniziato ad operare a livello internazionale, diventando parte di una catena di approvvigionamento globale.

Una ricerca condotta negli ultimi due anni dalla società di consulenza gestionale BCG ha rilevato come le aziende con un’internazionalità nei team di gestione al di sotto della media ottengano il 19% in meno di entrate dal lancio di nuovi prodotti e servizi, rispetto ai concorrenti.

INGLESE SINONIMO DI E-COMMERCE ED ESPORTAZIONE DI SERVIZI

Nelle economie in via di sviluppo la transizione dall’agricoltura o dall’industria manifatturiera ad un modello economico basato sulla conoscenza richiede non solo infrastrutture tecnologiche, ma anche persone linguisticamente preparate. La crescita dell’e-commerce ad un tasso medio del 20% annuo globale vede, infatti, nell’inglese, una competenza necessaria per poter capitalizzare appieno questa opportunità.

Uno scenario approfondito sotto un’ulteriore prospettiva anche dal professor Tsedal Neeley della Harvard Business School, che evidenzia come circa il 60% delle multinazionali operino già in inglese e stima che coloro che non si evolveranno avranno difficoltà a raggiungere i livelli di produttività, efficienza e redditività delle prime.

INTERNAZIONALIZZAZIONE ITALIA….FORSE

L’Europa dimostra, di gran lunga, il più alto livello di conoscenza dell’inglese rispetto al resto del mondo: tra i 27 Paesi che in questa edizione evidenziano un livello buono o alto della lingua inglese, 22 sono in Europa. Un successo che riflette decenni di politiche efficaci, come i programmi di mobilità studentesca, tra cui l’Erasmus+ che coinvolge ogni anno oltre 700.000 studenti ed insegnanti europei.

Dopo due anni, la Svezia è tornata al primo posto in Europa e nel mondo, seguita dagli altri Paesi nordici, che nel complesso presentano elevati livelli di inglese grazie ai solidi sistemi di istruzione, esposizione quotidiana all’inglese nei mass media ed una radicata cultura all’insegna del multilinguismo.

L’Italia e la Francia hanno registrato una crescita nel livello di conoscenza tra gli adulti rispetto all’anno precedente, ma in misura non sufficiente a cambiare le loro posizioni nella classifica, risultando rispettivamente al penultimo e all’ultimo posto nei Paesi dell’Unione Europea oggetto di studio e al 34o e 35o nel mondo. In tal senso, ad aggravare la situazione italiana nei prossimi anni sarà la sentenza del Consiglio di Stato del 29 gennaio scorso, che proibisce agli Atenei di offrire corsi di laurea esclusivamente in inglese, citando la necessità di preservare la lingua italiana.

L’ampio divario nella conoscenza della lingua, che ad esempio tra Svezia e Italia si attesta a 15 punti, rende l’UE estremamente eterogenea, nonostante le forze centralizzanti che stanno alla base del progetto europeo. Le minacce del populismo e del sentimento antieuropeo rimangono reali, sospinte in parte dall’aumento della disparità, dall’immigrazione e da profonde questioni di identità nazionali.

INGLESE, BENESSERE E STILI DI VITA

Il livello di benessere classificato dall’ISU (Indice di sviluppo umano) attesta come laddove gli adulti abbiano imparato a parlare inglese esista, in generale, anche più mobilità internazionale ed una visione più progressista dei ruoli di genere. Nei Paesi in cui il livello è inferiore, infatti, le persone tendono ad essere più tradizionaliste, chiuse e più disposte ad accettare la disparità nella distribuzione del potere e del reddito. Pur non rilevando un rapporto diretto di causa-effetto, sembra probabile che le medesime forze che spingono le persone ad apprendere una lingua straniera come strumento di comunicazione globale, inducano anche ad una diversa apertura mentale e ad una riduzione delle differenze.

Come dimostrano i punteggi medi dell’indice di sviluppo umano (ISU) associati a ciasun livello di competenza dell’EF EPI, inglese e qualità della vita sono strettamente correlati.

LE DONNE PARLANO L’INGLESE MEGLIO DEGLI UOMINI

In tutte le otto edizioni dell’EF EPI si conferma che le donne parlano l’inglese meglio degli uomini, sia a livello globale che nella maggior parte dei Paesi, indipendentemente dalla regione, dalla ricchezza e dal livello di conoscenza complessivo. Sfortunatamente, le aziende non valorizzano quanto potrebbero questo plus delle donne. In realtà, costituiscono una parte essenziale di qualsiasi forza lavoro qualificata del 21° secolo e solo i Paesi con i più alti livelli di occupazione femminile ne traggono i maggiori benefici. Se consideriamo il Rapporto sul divario di genere globale del World Economic Forum, che misura lo spazio delle donne rispetto agli uomini in termini di istruzione, emancipazione politica e salute e lo correliamo all’EF EPI, risulta evidente come le organizzazioni che valorizzano l’uguaglianza di genere tendano ad essere più ricche, aperte e orientate all’estero.

LA RICERCA

Lo studio è stato condotto testando un panel di 1,3 milioni di persone in tutto il mondo che nel 2017 hanno completato l’EF Standard English Test. I dati ottenuti sono stati tradotti in un punteggio (punteggio EPI) indice del livello di conoscenza linguistica, che va da 0 a 100 e attesta, secondo il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER), i seguenti livelli: A1 (punteggio EPI 0-33), A2 (punteggio EPI 34-48), B1 (punteggio EPI 49-62), B2 (punteggio EPI 63-78), C1 (punteggio EPI 79-93) o C2 (punteggio EPI 94-100).

Redazione

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