Per la prima volta nella storia dell’Arabia Saudita le donne parteciperanno alle elezioni comunali sia come elettrici sia come candidate.
Sono solo 136 mila, contro oltre 1 milione di uomini entrati quest’anno nell’elettorato, le donne che hanno completato le procedure di registrazione necessarie per accedere al voto. «Convincete figli e mariti a partecipare alla storia votando per una donna», incita quindi Rasha, prima di lanciare slogan tutt’altro che rivoluzionari.
Tra i settemila candidati, più di 900 erano donne. Human rights watch considera il suffragio universale un passo importante, ma sottolinea che il regno “continua a discriminare le donne con leggi e pratiche”.
In un regime famoso per essere l’unico al mondo che vieta alle donne di mettersi al volante delle proprie auto, queste 900 le candidate, dopo un elitario processo di selezione, hanno tenuto comizi elettorali. Nella maggioranza dei casi si è trattato di incontri riservati esclusivamente alle donne.
In un Paese dove la promiscuità è ancora un tabù, quante hanno voluto fare breccia nell’elettorato maschile hanno dovuto trovare un escamotage. Rasha, ad esempio, ha aperto a entrambi i sessi i suoi comizi, tenendoli in ambienti limitrofi, ma separati. Solo le donne hanno potuto vedere la sua faccia. Gli uomini hanno seguito il suo discorso attraverso lo schermo piazzato nell’altra stanza.
La Commissione elettorale, in linea con la rigorosa applicazione della “sharia”, o legge islamica nel Paese, ha pure vietato che i candidati utilizzassero fotografie per la propaganda o pronunciassero discorsi di fronte a persone del sesso opposto.
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