Politica scolastica

Le elezioni europee? Finora confronti slogan riguardanti slogan

Non c’è dibattito per le elezioni europee, tranne per le composizioni delle liste e per chi deve andare al primo posto, avallando l’imbroglio che poi costui cederà il seggio al Parlamento europeo al successivo e così via. Un voto dunque non si sa per chi, che poi è colui che ci dovrà rappresentare.

È tutta lì la discussione, mentre sull’Europa, e sul suo ruolo dentro lo scacchiere geopolitico mondiale, nulla viene detto, tranne banalità, anche perchè, temiamo, la maggior parte dei candidati poco conosce, non solo gli Stati europei ma anche della loro presenza e collocazione nella cartina geografica. 

Nota è infatti l’insipienza dei nostri politici, adusi ad arare il loro orticello piuttosto che pescare nelle vastità dell’oceano, e ben lo si capisce da come stanno gestendo le due guerre ai nostri confini: quella in Ucraina e quell’altra in Palestina. Dalla iniziale “guerra guerra guerra” a fianco del popolo Ucraino, alla “pace pace pace”, mentre non si sa che pesci pigliare sui massacri dentro la Striscia di Gaza, su cui questo sito si è intrattenuto quando si è trattato di  mettere in risalto le scuole bombardate, i bimbi uccisi, gli aiuti umanitari mancati per blocco militare di Israele. 

E se questo succede fuori dai nostri confini, senza che ci sia una strategia comune europea per garantire almeno i più deboli e i più indifesi, da noi il generale Roberto Vannacci, candidato a rappresentare l’Italia in Europa con la Lega, conquista le prime pagine dicendo ad Alessandro Zan  che lui, come gay, non rappresenta la normalità: “Lei Zan che è un omosessuale non rappresenta la normalità per un fatto statistico”, mentre per quanto riguarda le persone di colore, si sfoga: “Io non dico che una persone di colore non è italiana, dico che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. 

Questo, in altre parole, il livello del dibattito, mentre anni di scuola e di istruzione per affermare valori di uguaglianza, democrazia, rispetto, giustizia sociale, pari opportunità sembrano passati invano e ciò mentre ancora il ministro dell’istruzione e del merito se la prende coi sessantottini che avrebbero fatto della scuola una sorta di roccaforte comunista. 

Se il risultato è però questo, con la destra maggioranza del paese e personalità che ancora sibilano di normalità e anormalità, allora il loro presunto messaggio era l’opposto di quanto si erano proposto e di quanto il ministro crede di sapere.

In ogni caso ci permettiamo chiedere, come viene reclamato da più parti a questa Europa nuova che stiamo per eleggere, un “Piano d’azione europeo per l’economia sociale, creando le basi per la costruzione di un nuovo modello economico solidale e cooperativo”. 

E ancora: una politica green a impatto zero sull’intero continente europeo, insieme a una comune visione sul fenomeno migratorio in Europa, uscendo dalla sindrome, come viene spesso ripetuto, “dell’assedio straniero” o peggio ancora “africano”.

E infine, una difesa comune non armata, con Corpi civile di pace europei che sappiano intervenire nei luoghi dove le garanzie umanitarie non vengono rispettate.

Certamente c’è anche da riflettere e intervenire sulla nuova  generazione che si sta formando in questi anni di così incertezza culturale e ideale, non solo incentivando la natalità, ma anche una partecipazione più consapevole alla gestione della Cosa pubblica, rendendo i ragazzi protagonisti e gestori affidabili del loro futuro.

Su questi argomenti, dunque, non pare che la discussione si sia aperta, mentre rimane in bilico, ma poco sembra interessare, l’altra faccenda, quella della libertà della stampa su cui l’Italia, fra le nazioni europee, non pare sia ai primi posti, anzi arretra, mentre la democrazia basa la sua essenza proprio sulla informazione, sulla sapienza dei fatti, cosicchè si possa scegliere, in conoscenza leale, la parte politica e la propria rappresentanza. 

Pasquale Almirante

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