I lettori ci scrivono

Le errate informazioni su dittature, totalitarismi e genocidi

Oggi gli studenti in cerca di informazioni rapide approdano facilmente su Wikipedia. Qui i testi sono però compilati da cultori fai da te, i cui entusiasmi mal si conciliano con la ragionevolezza e l’imparzialità, specialmente quando si tratta di storia, politica, attualità. Non può stupire allora la confusione imperante tra i giovani.

Diamo per esempio un’occhiata alle voci intitolate a tre famigerati personaggi del Novecento.

Di Mussolini si legge anzitutto che “è stato un politico e giornalista italiano” e che “assunse poteri dittatoriali, instaurando un regime totalitario”. Di Hitler, che “è stato un politico austriaco naturalizzato tedesco, cancelliere del Reich dal 1933 e Führer della Germania dal 1934 al 1945”, e che “conquistò il potere cavalcando l’orgoglio ferito del popolo tedesco… Sfruttando la sua abilità oratoria e l’insoddisfazione delle classi medie”. Di Stalin, che “è stato un rivoluzionario, politico e militare sovietico”, e che “visse una giovinezza avventurosa come attivista rivoluzionario socialista… Fu capace organizzatore, dotato di grande energia e di durezza di modi e di metodi… e divenne uno dei capi della rivoluzione”.

Insomma, a chi si fermasse alle prime righe, Mussolini sembrerebbe il più minaccioso, Stalin il più accattivante, Hitler molto abile ma poi Führer chissà che significa.

Se si persevera e con Mussolini si va al quinto capoverso, si trovano l’alleanza coi nazisti e le leggi razziali, mentre al sesto c’è l’ingresso in guerra al loro fianco: le solite cattive amicizie, insomma; non c’è invece una stima del numero di vittime conseguenti alle sue scelte di governo. Con Stalin alla fine del quarto capoverso ci si imbatte almeno nelle sue politiche economiche, che “contribuirono alla carestia del 1932-33, che uccise milioni di persone”; finché nel quinto capoverso troviamo purghe, gulag e uccisioni più dirette, per quanto ancora generiche; bisogna andare verso la fine del testo per leggere delle “vittime provocate”, almeno tramite le relative “Controversie”; la parola Holodomor compare soltanto in un paio di note.

Di Hitler, dopo una decina di righe, al terzo paragrafo, apprendiamo che instaurò “un regime dittatoriale”; nel quinto che “Responsabile della morte di milioni di persone, Hitler fu propugnatore di un’ideologia nazionalista e razzista, nonché di una politica di discriminazione e sterminio”; verso la fine del testo c’è almeno un paragrafo, molto sintetico, tutto dedicato alla Shoah.

La parola “genocidio” nella voce su Stalin compare soltanto in nota. In quella su Hitler, a parte un riferimento al suo conio da parte di Lemkin, ci si imbatte nel “tentativo di genocidio degli ebrei europei” ancora nell’ambito di disquisizioni terminologiche, riprese pure in nota.

Nelle voci su Stalin e Hitler è comunque del tutto assente la parola “totalitarismo”.

In conclusione: informazioni disparate, scarsa sintesi, poco costrutto, gravi carenze valutative.

Andrea Atzeni

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