Categorie: Alunni

Le famiglie e i contributi “volontari”

Da poco tempo è disponibile sul sito di tutte le istituzioni scolastiche la finestra “amministrazione trasparente” che include diverse voci, alcune ad oggi inapplicabili nella scuola, come la performance, o programma triennale (salvo approvazione buona scuola…) altre che offrono la possibilità di capire meglio come funziona la scuola dal punto di vista finanziario, economico.

Secondo le disposizioni del decreto legislativo del 14 marzo 2013, n. 33, le Pubbliche Amministrazioni pubblicano i dati relativi al bilancio di previsione e a quello consuntivo di ciascun anno in forma sintetica, aggregata e semplificata, anche con il ricorso a rappresentazioni grafiche, al fine di assicurare la piena accessibilità e comprensibilità.

E’ impressionate notare, avendo fatto una verifica a campione su diverse scuole, da Trieste in giù, quanto sia determinante la voce “contributi da privati” che include tre sottovoci, quale famiglia vincolati, non vincolati altri vincolati, non vincolati.

Di norma le entrate principali per le scuole sono garantite, per quello che emerge nel Programma, dai finanziamenti ordinari ministeriali, finalizzati a garantire il funzionamento fondamentale di tutti i servizi di base erogati in una istituzione scolastica, quelli della didattica curricolare e quelli dei servizi amministrativi.

Poi vi sono le assegnazioni che giungono da parte degli enti locali, per progetti previsti nel Pof ecc, ed infine vi è quella dei privati, la cui voce principale è data dal contributo volontario che nella quasi maggioranza dei casi costituisce circa un terzo delle risorse a disposizione della scuola, come indicate nel Programma annuale,e la media è di circa 60/80 euro a studente per anno scolastico.

Sul contributo volontario già sono stati spesi fiumi di parole, e critiche giuste, è intervenuto anche il Miur, in modo severo, almeno con le parole, dovrebbero servire per la non ordinarietà dell’attività scolastica, eppure ho letto sintetici rapporti che hanno visto l’utilizzo dei contributi per coprire il costo della carta, della cancelleria per parte della spesa per le licenze del software utilizzato su tutti i pc della scuola, per la manutenzione e eventuale riparazione di attrezzature di qualsiasi tipo ed altresì per abbonamenti a riviste per uso didattico, per il funzionamento delle Lim, per coprire l’invio degli sms che le scuole inviano ai genitori, per la vigilanza degli addetti, per la copertura assicurativa, per la connessione Internet per uso didattico.

E questi sono solo alcuni casi che si possono facilmente reperire in rete scrivendo nel motore di ricerca contributo volontario scuole ed aprendo i file ed i resoconti delle scuole. E meno male che non dovevano essere utilizzati per attività ordinaria della vita scolastica.

Certo, è vero che l’art. 15 del TUIR 917/86 e ss. prevede la possibilità di detrarre, in sede di dichiarazione dei redditi, i contributi volontari versati a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado ed in particolare, le persone fisiche, quindi anche le famiglie che erogano contributi alle scuole, possono detrarre dall’imposta sul reddito il 19% del contributo elargito.

Però, il problema esiste e persiste soprattutto quando la vita effettiva della scuola è correlata, stante il drastico e costante venir meno di stanziamenti di risorse, al versamento di questo contributo che mina certamente la gratuità del diritto allo studio. Insomma se le scuole italiane si priveranno,oggi, dei contributi volontari queste certamente rischieranno delle mazzate tremende, forse il collasso.

A dirla tutta penso che sia il caso di subirle queste mazzate, di viverlo questo collasso, quanto prima, semplicemente non versando ciò che non si deve versare, perché questo è il miglior modo per capire lo stato reale delle cose.

Non si è responsabili e solidali sostituendosi ad uno Stato che sperpera danaro pubblico in una infinità di modi ben noti, si è responsabili e solidali con la scuola, la nostra scuola, adoperandosi perché questa possa guardarsi allo specchio e prendere consapevolezza del suo malanno.

La scuola non ha bisogno di elemosina o di contributi volontari, ma di investimenti pubblici e se le famiglie continueranno a farsi carico di ciò, per quale motivo lo Stato dovrebbe invertire la tendenza? Visto che ci pensano gli italiani con i propri soldini a garantire la sussistenza della scuola pubblica?

Fino a quando si verseranno i contributi volontari, fino a quando si metteranno delle pezze, lo Stato andrà avanti per la sua strada, inesorabilmente, e la strada è già segnata, fomentare diseguaglianze sociali, incentivare, stante le condizioni vigenti, come sistematicamente volute, l’intervento dei privati. 

Marco Barone

Articoli recenti

I tagli nella Manovra mettono in crisi il diritto all’Istruzione, per il Pd alla scuola andava dato molto di più

È durissimo il giudizio del Gruppo parlamentare del Partito democratico sulla legge di bilancio approvata…

24/12/2024

Mense scolastiche, boom di richieste di menu vegetariani o vegani Milano. Selvaggia Lucarelli: “Le belle notizie”

Come riporta La Repubblica, che ha attenzionato il caso di Milano, sono sempre di più…

23/12/2024

Anna Pepe “manda quel paese” una sua docente durante un’intervista: “Guarda dove sono adesso, prof”

Sono molti i vip che spesso si abbandonano a ricordi della scuola e dei loro…

23/12/2024

Maturità, tornano sui banchi dopo decenni per fare la traduzione di latino o greco: il liceo Galileo fa bis

Torna Rimaturità, la ‘prova d’esame’ per gli ex studenti del Liceo Classico Galileo di Firenze:…

23/12/2024

Precari Scuola, per la NASpI necessario comunicare entro il 31 gennaio il reddito presunto riferito al 2025

Dal mese di dicembre 2024, l’INPS, tramite la “Piattaforma di Proattività”, ha avviato una campagna…

23/12/2024

Linee guida Educazione Civica, docente scrive Valditara: “Farò l’opposto”. Usr Lazio prende le distanze: “Lettura distorta”

Hanno fatto discutere molto le parole di un docente di un liceo di Roma, scritte…

23/12/2024