Poveri insegnanti sembrano essere dei privilegiati che lavorano poco, hanno tre mesi di ferie l’anno e percepiscono stipendi sproporzionati per la quantità di lavoro che svolgono.
Questa è l’idea con cui è nata una riforma della scuola volta a colpire gli insegnanti e non a migliorare il livello di apprendimento dei nostri studenti. Una riforma che non ha nessun valore pedagogico e che non punta sulla qualità didattica e sulla valorizzazione professionale dei docenti, ma che invece si preoccupa di ridurre i diritti contrattuali degli insegnanti e taglia il loro salario accessorio.
In questi ultimi anni gli insegnanti sono stati etichettati come fannulloni, assenteisti, squadristi, sindacalizzati, privilegiati ed ora anche contrastivi. In particolare fa specie vedere appellati degli intellettuali, dediti a promuovere conoscenza e a fare acquisire competenza, con i termini: “sindacalizzati” e “contrastivi”.
I due termini si legano tra loro per il semplice fatto che il contrasto nasce per la mancanza di un contratto giusto, equo e rispettoso del ruolo professionale dell’insegnante. I docenti sembrano essere il problema della mancanza di sviluppo del Paese, sembrano avere le colpe della mancanza di competizione con altre nazioni di Europa e del mondo. In buona sostanza ci viene detto che i nostri giovani sono meno competitivi perché abbiamo gli insegnanti più vecchi e ancorati ancora alla lezione frontale.
Quindi oltre tutto i nostri insegnanti sono anche considerati vecchi ed obsoleti dal punto di vista dell’efficacia didattica. La riforma della scuola è nata per eliminare, secondo l’idea dei nostri governanti, le storture dei docenti contrastivi, eccessivamente sindacalizzati e difensori estremi dei loro privilegi contrattuali.
Quindi si è reso necessario eliminare il contratto, la titolarità dei docenti nelle scuole , si è reso necessario introdurre gli ambiti territoriali, la formazione obbligatoria e annuale degli insegnanti. Inoltre si sta pensando anche di rivedere il testo unico per meglio regolamentare l’orario di servizio settimanale dei docenti e le loro ferie.
Questo perché è necessario, sempre secondo i nostri governanti, fare lavorare di più gli insegnanti per giustificare il loro attuale stipendio. Secondo il parere di alcuni eminenti politici di Governo, i docenti italiani lavorano soltanto per 200 giorni ad anno scolastico, per 5 giorni la settimana, per 18 ore settimanali ed hanno anche tre mesi di ferie l’anno. Quindi anche le ferie dei docenti sono sotto accusa!
Peccato che così non è, infatti il contratto della scuola prevede che gli insegnanti prendano le ferie ai sensi dell’art.13 del CCNL 2066-2009, dove al comma 2 è disposto che la durata delle ferie è di 32 giorni lavorativi comprensivi delle due giornate previste dall’art. 1, comma 1, lett. a), della legge 23 dicembre 1977, n. 937, per la stessa legge sono attribuite, come si ricorda nel comma 1 dell’art.14 del contratto scuola, 4 giornate di riposo che gli insegnanti possono fruire esclusivamente durante il periodo tra il termine delle lezioni e degli esami e l’inizio delle lezioni dell’anno scolastico successivo, ovvero durante i periodi di sospensione delle lezioni.
Detto ciò si comprende che il docente fruisce di 36 giorni di ferie da prendersi di fatto nei soli mesi di luglio e di agosto. Sembra che si voglia politicamente strumentalizzare ogni cosa per colpire gli insegnanti, con lo specifico intento di renderli acquiescenti ad un padrone che si chiama “potere politico”.
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