“Le gite non sono in discussione”, dice la ministra Giannini, ma i viaggi di istruzione sono sul viale del tramonto dopo i tragici incidenti di Domenico e di Elia, studenti morti in gita a pochi mesi l’uno dall’altro.
Ma ci sarebbe pure la paura di attentati o di aerei che cadono e così Skuola.net sonda gli studenti per capire l’avvenire delle gite e il rapporto che con esse si è venuto a creare .
Circa il 60% degli studenti intervistati da Skuola.net nel 2014 e nel 2015 non è partito in gita scolastica. Secondo i dati più recenti, in prima fila tra i motivi per cui non si parte (30%), c’è la ritrosia dei prof: non ci pensano minimamente a gestire decine di adolescenti in cerca di avventura.
Alla base del loro rifiuto, la catena di incidenti che hanno provocato addirittura la morte di almeno un ragazzo l’anno dal 2010 durante la gita. Ma se queste tragedie si stanno facendo sempre più frequenti, non sono i soli pericoli a cui si va incontro. Droga, alcol, uscite notturne all’insaputa del prof: le brutte sorprese sono dietro l’angolo. E a pagarne le conseguenze, in questi casi, sono proprio gli insegnanti. Che, tra l’altro, non prendono neanche un euro in più in busta paga.
Inoltre buona parte dei ragazzi (20% circa) ha dichiarato che, sulla scelta di non partire, ha influito soprattutto la paura del terrorismo internazionale e dell’aereo. E non solo degli insegnanti, ma anche degli stessi studenti. Del resto, da poco era avvenuto l’incidente del volo della Germanwings, e l’indimenticabile attentato di Charlie Hebdo.
Ma c’è pure il disaggio economico. Il 25% non è partito lo scorso anno perché la scuola (17%) o la famiglia (9%) non potevano permettersi la gita. Anche per questo, probabilmente, quando si parte si ripiega sempre di più su mezzi e destinazioni low cost. Pullman (57%) e mete italiane (70%): questa è diventata la gita degli anni 2010 in via di estinzione. Molto lontana dai classici viaggi a Berlino, Praga, Parigi: le città più amate e visitate dagli adolescenti degli anni ’90
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