Se l’Italia ha fatto registrare un tasso di disoccupazione degli under25 del 38,1 per cento, ancora nel 2015 le imprese non sono riuscite a trovare sul mercato circa 60mila profili tecnici da assumere.
Secondo il dato anticipato da AlmaDiploma al Sole 24 Ore, a un anno dal titolo il 44% dei diplomati tecnici lavora, con punte del 48,7% tra i geometri e del 46,6% tra i periti industriali. Eppure, come in un incomprensibile dialogo tra sordi, le iscrizioni a questa importantissima filiera di istruzione secondaria non sfondano e restano intorno al 32% sul totali delle scuole superiori (si pensi che nel 1990 erano il 46% delle iscrizioni complessive).
Una strada potrebbe quella di poter svolgere obbligatoriamente esperienze di alternanza con il lavoro cosicchè le opportunità che offre la filiera tecnico-professionalizzante siano concrete: il 20% dei contratti offerti chi si diploma negli istituti tecnici è di natura stabile, con al top, al 26,4%, i periti industriali.
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Ecco perché, secondo Ivan Lo Bello, «è necessario che i ragazzi, che fino al 22 febbraio dovranno scegliere il proprio percorso formativo, siano consapevoli che la strada che con maggior probabilità aprirà loro un futuro passa attraverso l’acquisizione di competenze tecniche di cui le imprese italiane hanno particolarmente bisogno».
A fronte di queste prospettive è ancora più urgente un maggior investimento sugli istituti tecnici, che faticano a scrollarsi di dosso l’etichetta ingenerosa di scuole di “serie B”.
Anche il ministero dell’Istruzione è consapevole della necessità di fare un check up a queste scuole: «Apriremo una riflessione – risponde Carmela Palumbo, dg per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del Miur -. Non c’è dubbio che le materie nel primo biennio sono troppe, e c’è bisogno di introdurre realmente, attraverso la flessibilità curriculare, più insegnamenti pratici e laboratoriali. L’alternanza con il lavoro è già una realtà da quest’anno, grazie alla legge 107».
Del resto tra istituti tecnici e imprese un legame già c’è nei territori: Confindustria ha radunato nel Club dei 15 i migliori istituti che collaborano da anni con le aziende soprattutto al Centro Nord.
Pure i presidi sono convinti che l’intera filiera vada supportata di più.