Quello che è successo ieri all’istituto Gentileschi di Milano ha dell’incredibile.
Anche io, come numerosi colleghi che vi hanno scritto, sono stata “stipata” presso l’auditorium, dopo circa un’ora di vagabondaggio da un piano all’altro, poiché nessuno degli addetti sapeva dirmi dove erano stati raggruppati i cognomi che iniziavano per A. Qualcuno mi ha pure detto che la divisione in classi non era stata fatta in ordine alfabetico e mi ha consigliato di aspettare… In effetti ho aspettato dalle 8:30 alle 9:30, quando finalmente ho raggiunto l’aula. A quel punto mi sono ritrovata a fare un’ulteriore fila di 30 minuti per ritirare il mio plico, mentre gran parte dei miei colleghi era seduto in aula con il plico in mano…(sigillato?)
Cosa ancora più scandalosa, le porte dell’auditorium che davano sui cortili esterni dell’edificio completamente aperte, con gente che entrava e usciva (con i plichi in mano, ovviamente!!) e persone non meglio identificate (genitori, mariti, fidanzate/i amici …) i quali a loro volta entravano ed uscivano dall’aula. Tra i controllori nessuno si curava di loro, né di noi… Il controllo delle buste è stato fatto facendo alzare a tutti (300 -350 persone) il plico in alto, mentre “un’attentissima” commissione di sorveglianza (almeno 10 persone) si trovava sul palco a circa 5 metri dalla prima fila e a 20 m dall’ultima in alto. Un’addetta al controllo mi è passata davanti e quando l’ho chiamata per chiederle se aveva controllato l’integrità della mia busta, mi ha risposto: “li non ci arrivo, mica mi posso mettere a passare tra le file…” in tono scocciato. (mha!).
Inizia il test. Con un’ora di ritardo. E inizia anche un certo brusio…nessuna indicazione. E iniziano le domande: possiamo scrivere sul plico? cosa ci faccio con il secondo foglio delle risposte? Dove metto questo, dove metto quello? Caos. Le indicazioni si susseguivano a caso, random, ma alla fine la certezza della procedura non la conosceva nessuno. Quasi alla fine della prova il brusio si è trasformato in collaborazionismo aperto.Gente che aveva formato gruppi studio, altri con gli appunti sotto il banco… a no, il banco non c’era! Abbiamo fatto il test sulle gambe, su una cartelletta di plastica (i fortunati) e sui cartoni degli imballaggi che contenevano le cartellette, i meno fortunati. Quando qualcuno ha fatto notare le irregolarità che venivano commesse, una professoressa addetta al controllo ha iniziato a urlare che era vergognoso, e che mai aveva assistito a scene del genere nelle sue classi, nemmeno nelle peggiori. A quel punto mi sono alzata e le ho chiesto perché non interveniva… ma niente, non ha fatto niente! Le ho ripetuto che non dovevamo essere noi a controllare i colleghi, perché era lei era stata messa lì, era pagata, perche avrebbe dovuto tutelare la correttezza dello svolgimento della prova, e che per quello che avevano fatto tutte quante, da dietro la cattedra, la selezione era stata sicuramente inficiata e io non mi sentivo per niente tutelata! E’ andata via… Al suono della campana, che segnalava la fine della prova, qualcuno ha chiuso le buste ma immediatamente dopo è stato detto che bisognava restare seduti e aspettare che ognuno di noi venisse chiamato per sigillare la busta davanti ad un funzionario; e lì altri 40 minuti di attesa, con le buste aperte in mano, e tutti che controllavano, cambiavano, suggerivano… Sono andata via sconvolta, arrabbiata e delusa!
Non ho passato l’esame perché davanti a un dubbio, ho fatto la scelta che credevo giusta, sbagliando, ma mai, nemmeno una volta ho guardato il test del mio vicino, ho chiesto, ho controllato il cellulare… (spento, nella mia borsa…povera ingenua!) Qualcuno con i miei stessi dubbi, probabilmente andrà avanti con le selezioni… ad insegnare l’onestà, ad educare le nostre future generazioni.
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