Con la conclusione degli esami di maturità arriva il giusto riposo per studenti ed insegnanti dopo un anno tra i più complicati del dopoguerra perché caratterizzato interamente dal covid 19 che ha ridotto pesantemente la presenza in aula.
E con il riposo arrivano per i neo diplomati anche i dubbi sul proprio futuro. Continuare a studiare si o no? Quale percorso di studi prendere?
Seguire un percorso universitario che prediliga quello che ci piace e ci interessa o scegliere in base alle prospettive offerte dal mercato del lavoro?
Inseguire i propri sogni o guardare anche le possibilità di inserimento del corso di laurea individuato?
Unioncamere e Anpal hanno effettuato una ricerca che fornisce una risposta utile in tal senso evidenziando le lauree più richieste nei prossimi 5 anni.
Non è un caso ovviamente che il settore con il fabbisogno più alto è quello della sanità, mentre il secondo settore è quello giuridico politico e sociale.
La ricerca mostra come tra il 2021 e i 2025 il fabbisogno dei nuovi laureati nel nostro Paese sarà di circa 1,2 milioni di persone. Le esigenze saranno per circa il 60% per il settore privato, il restante in quello pubblico.
Nella classifica delle aree di studio più richieste nei prossimi anni, al primo posto troviamo l’area economico-statistica, che avrà l’esigenza tra le 36mila e le 40mila unità in media all’anno, di cui 35.000-38.500 unità dell’indirizzo economico e oltre 1.300 unità dell’indirizzo statistico.
A seguire troviamo l’area giuridico e politico-sociale, con un fabbisogno di oltre 39.000 laureati, di cui 23.100 per giurisprudenza e 16.300 per l’indirizzo politico-sociale.
Al terzo posto è presente l’area sanitaria, con un fabbisogno tra 33mila e 35mila laureati all’anno, a seguire ingegneria che secondo la ricerca di Unioncamere e Anpal nel quinquennio 2021-2025 avrà bisogno di 31-35mila laureati all’anno, e al quinto posto l’area dell’insegnamento e formazione, che prevede un fabbisogno di circa 25.000 laureati all’anno. Seguono altre aree: Letterario, filosofico, storico e artistico; Architettura, urbanistico e territoriale; Linguistico, traduttori e interpreti; Scientifico, matematico e fisico; Psicologico; Geo-biologico e biotecnologie; Chimico-farmaceutico; Agroalimentare che chiude con circa 3 mila richieste annue.
Nell’ottica della nuova Transizione verde e digitale, pezzo forte della Piano di resilienza (PNRR) emanato dal Governo Draghi si stanno sviluppando settori che richiedono nuovi tipi di competenze. Si stima che nei prossimi 5 anni il fabbisogno per pubblico e privato di figure professionali con “competenze green” sia di circa il 63% del fabbisogno totale. Se i dati saranno confermati parliamo di numeri molto alti.
Vediamo quali sono, secondo la ricerca, le figure professionali che saranno più richieste in ambito green.
Nei primi posti troviamo ingegneri (civili, energetici, meccanici), tecnici nella gestione dei cantieri edili, tecnici della soluzione sul lavoro, architetti, artigiani, certificatori di prodotti biologici, specialista in contabilità verde, progettisti ed esperti della mobilità.
Analizzando in dettaglio il contesto relativo alle competenze digitali, altro tema caldo dell’agenda del Governo e del PNRR, si evidenzia una caratteristica di trasversalità delle competenze digitali necessarie e richieste dal mercato del lavoro. Una esigenza fortemente accelerata dalla pandemia del covid 19 che ha forzato l’uso della tecnologia anche a chi era meno avvezzo e abituato ad usarla.
Qui troviamo figure in parte completamente nuove, mentre alcune esistevano ma erano ancora in fase embrionale, quali: Data Scientist, Big data Analyst, esperti di cloud computing, , esperti di cybersecurity, analyst business intelligence, esperti di social media e dell’E-commerce.
Questo ultimo ambito, legato alle competenze digitali è quello che presenta maggiore squilibrio tra domanda ed offerta: le richieste sono per circa 8000 mila a fronte di 5000 nuovi laureati.
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