Un duo di mamme influencer, le stesse che mesi fa hanno lanciato la petizione sulla modifica del calendario scolastico, ha pubblicato, sul loro profilo Instagram, un post riguardante la concezione di scuola: la scuola è un parcheggio? Come vivono i docenti il loro rapporto con gli studenti bravi e i meno bravi?
“Gli insegnanti sanno che non si insegna per lo studente medio che non esiste. Gli insegnanti non traggono soddisfazione personale per il successo del genio. Orgoglio e gioia nel poter stimolare, partecipare e assistere alla vita di quell’intelligenza viva, sì. Gli insegnanti sanno che ricoprono anche una funzione sociale e non svolgono solo un lavoro, che va oltre l’insegnamento, a volte significa anche offrire un ‘parcheggio’ adatto ai minori, un posto migliore dove stare mentre i genitori si fanno il culo o magari fanno le rapine. E magari la scuola è proprio uno di quei posti dove lo Stato tutela il tuo diritto ad essere un bambino come tutti gli altri, con le stesse possibilità, offrendo uno scenario diverso da quello che hai a casa. La scuola è uno di quei posti in cui lo Stato si prende cura dei suoi cittadini minori, che non è solo insegnare a leggere e scrivere”: questo il contenuto del post.
Insomma, secondo il duo ai docenti piace riuscire ad insegnare con successo ai ragazzi più difficili, e che la funzione della scuola è anche quella di offrire un posto sicuro per gli studenti.
Una delle due mamme, tempo fa, su Instagram, ha deciso di trattare un altro problema annoso della scuola: l’alto numero di supplenti in cattedra. “Il focus della scuola non sono gli utenti, ossia i bambini. La continuità didattica non è un criterio per l’assegnazione delle supplenze”, si è lamentata.
Secondo la donna, inoltre, i genitori dovrebbero far sentire la propria voce e, perché no, valutare i docenti: “Sapere queste cose e provare a cambiarle è nostro dovere come tutori dei nostri figli, poi perché è un servizio che paghiamo e quindi abbiamo voce in capitolo. Io vorrei lasciare dei feedback. Tutti noi veniamo valutati per il lavoro che svolgiamo, perché non c’è valutazione a scuola, che eroga un servizio così delicato? Perché dobbiamo prendere tutto così come, cristallizzato, fermo al Novecento?”, ha concluso.
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