In un incontro formativo con tante famiglie, organizzato da un comitato genitori (un tot in presenza, il resto online), la questione è stata sollevata più volte. Parlo di una preoccupazione, cioè il deficit di apprendimento ereditato dai figli in questo anno e mezzo di didattica a distanza, negli ultimi mesi mitigata con turni di didattica in presenza.
Il riferimento alle lezioni private è stato quasi automatico. Per molti, non per tutti, per evidenti motivi. Io ho provato a ricostruire, il più oggettivamente possibile, il contesto di questo anno e mezzo, compreso il grande lavoro delle scuole, le quali, come mi hanno raccontato alcuni presidi, hanno già organizzato, e previsto per l’inizio del prossimo anno, delle iniziative ad hoc.
Anche se, lo devo dire, poche scuole, casi rari, hanno colto l’occasione del Piano Scuola Estate del Ministero, per corsi di rinforzo, paralleli ai vecchi corsi di recupero, per non lasciare la patata bollente alle sole famiglie. Perchè il vero tema è come venire incontro a chi è più in difficoltà.
Ho provato, da parte mia, a spiegare che questo anno e mezzo è stato una grande lezione di vita, a parte la questione delle tecnologie che hanno surrogato la vita di scuola.
Una grande lezione che, oltre ad indurre una forte comune riflessione sul senso del limite, che la vita stessa ci ha imposto, ha indirettamente spinto ad una rivalutazione della nostra quotidianità. Insomma, una forte spinta per ripensare le stagioni della vita, per tutti.
Una spinta che va accompagnata, valorizzata, che può sfociare nel primo vero rinforzo di quegli stessi apprendimenti che, a prima vista, sono stati valutati non in linea con gli obiettivi presenti nelle programmazioni dei docenti e, in alcuni casi, valutati negativamente negli scrutini di fine anno, con una percentuale di bocciature che è superiore dei dati storici.
Ma forse ci si dimentica che, quest’anno, alcune situazioni difficili in realtà erano una eredità dello scorso anno.
Un anno fa, lo ricordo bene, dialogando con studenti e genitori, alcuni ragazzi sono stati riorientati anche se la normativa imponeva la sanatoria per tutti. Il consiglio che mi sento di dare ai docenti è di ripensare le loro programmazioni, per il prossimo anno, in modo da mettere in evidenza la compenetrazione tra sfondo motivazionale e obiettivi formativi specifici, per favorire in tutti quella consapevolezza che è l’impasto indispensabile per la significatività della vita di scuola, delle sue relazioni, dei suoi orizzonti di futuro possibile.
Per le tante fragilità emerse, poi, vanno previsti momenti concreti di supporto e di accompagnamento, in modo da tradurre in riorientamento, se il caso, o in rinforzo, il futuro dei nostri giovani. Bisogna, cioè, puntare a quell’impasto di energia e significatività che è il pane quotidiano per tutti, ma imprescindibile ancor più per i nostri ragazzi.
E le lezioni private?
E’ compito delle scuole, da anni, dare una mano concreta alle famiglie, senza lasciarle sole. Per le lezioni private, in poche parole, non me la sento di dire che sono la panacea di tutti i mali, perché non c’è il crudo apprendimento, senza il rinforzo dello sfondo motivazionale e di una rimeditazione delle scelte secondo le reali attitudini, passioni, aspettative.
Tanti docenti, è sempre bene ricordarlo, hanno fatto i salti mortali per inventare nuove modalità didattiche e inediti spunti motivazionali, ma ci sono stati anche altri docenti, meno empatici e meno preoccupati delle varie criticità.
I consigli di classe, ma anche i collegi dei docenti, è su questo lavoro di raccordo che si devono pronunciare, per rivedere il patto educativo tra scuola, studenti e famiglie.
La scuola tutta, ai primi di settembre, è bene che si fermi alcuni giorni, prima di avviare la revisione delle programmazioni, per riflettere, a partire da puntuali verifiche, su questo anno e mezzo.
Le migliori lezioni private, cioè, non sono quelle individuali, ma quelle costruite assieme, in un clima relazionale aperto, coinvolgente, dinamico, innovativo. E si vedrà che anche le carenze di apprendimento troveranno il modo per essere recuperate, per rimettersi in linea con i percorsi culturali previsti.
E’ sempre cioè il fare bene il proprio lavoro a scuola il modo migliore per dare una mano a tutti, partendo dalle criticità rilevate caso per caso.
E’ sempre l‘ambiente-scuola, cioè, l’àncora di salvezza dei nostri ragazzi.
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