I lettori ci scrivono

Le migrazioni e la scuola dell’accoglienza

Nell’odierno contesto internazionale e in periodo di persistente emergenza sanitaria Coronavirus19, il problema delle connesse ondate migratorie in Italia e in Europa, oggi quelle provenienti dalla martoriata Ucraina, postula una progettazione strategica di interazione sociale e di armonizzazione interculturale all’altezza dei nostri compiti e scelte educative e scolastiche.

L’Italia e le sue istituzioni democratiche, uscite dalla resistenza antifascista, ispirate dalla Costituzione, non possono sottovalutare tale problematica, considerato che il nostro sistema educativo è di fatto caratterizzato da dinamiche interculturali e sensibilità varie.

Pertanto il tema dell’accoglienza a tutto campo oggi, in ambito formativo e didattico, rappresenta un’area fondamentale da non sottovalutare per la integrazione dei ragazzi/e ucraini, e non solo.

L’Italia e il nostro sistema educativo sono interessati da alcuni decenni a questo fenomeno, ed oggi in misura crescente. Il Ministero dell’istruzione e le direzioni scolastiche lavorano oggi per programmare la migliore accoglienza possibile e la più efficace inclusione didattico-educativa, ben consapevoli delle oggettive difficoltà ed evidenti criticità.

La difficoltà pedagogica più rilevante da affrontare e da superare da parte della scuola italiana e di chi opera in essa, è di costruire, con i ragazzi profughi inseriti a scuola, rapporti tali da poter essere da loro compresi onde prevenire e superare interpretazioni diverse di uno stesso messaggio, causato dalle profonde differenze culturali e capire modi di vivere diversi.ne conseguono difficoltà di:

  1. adattamento a mentalità, usi, ritmi di lavoro della scuola;
  2. apprendimento della lingua, anche perché nelle scuole non esiste spesso un interprete, che agevoli i contatti tra immigrati-esuli e residenti in loco.

I docenti spesso si trovano a dover utilizzare, per farsi capire e dialogare, oltre al codice verbale, anche quelli non verbali: motorio sportivo, gestuale, grafico, iconico, musicale, comprensibili da tutti i ragazzi.

Pertanto si rende necessario valorizzare con equità tutti i linguaggi e utilizzarli con tutti, avviando in concreto l’integrazione e creando le condizioni, quali: fiducia in sé, collaborazione interpersonale, coinvolgimento attivo a superamento di comportamenti e modalità relazionali o di opposizione o di passiva accettazione.

La conseguenza, positiva, investe non solo la scuola ma tutta la società. Di qui la necessità che la scuola per prima trovi strategie utili ad affrontare il problema delle diversità, per realizzare i principi fondamentali della convivenza democratica e della solidarietà sociale e per garantire a se stessa le risorse per uno sviluppo nella direzione, ormai inequivocabile, della pluralità culturale e pedagogica, verso nuove e migliori forme di convivenza e di partecipazione civile e propulsiva.

Andrea Canonico

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