Ci vogliono dosi massicce di malafede e il bisogno di far girare tanti bei soldi per spacciare l’idea che nella scuola un’immersione digitale continua – che assecondi la tendenza all’iperconnessione, all’isolamento relazionale, alla velocizzazione e alla sovraeccitazione senza pause della mente che gli studenti vivono già al di fuori della scuola – possa e debba sostituire lo spazio protetto del pensiero, della parola, dei rapporti umani, dei corpi in crescita, delle scoperte conoscitive, della socialità e del dialogo educativo. Sono le strategie di un marketing della paccottiglia digitale, a cui molti collaborano, che arriva a promuovere i prodotti che utilizzano l’intelligenza artificiale come un mezzo per affrontare le difficoltà relazionali e cognitive di bambini e adolescenti…
Invece delle recenti pagliacciate della “neurodidattica” in collaborazione con Google e Microsoft, tutte volte a dimostrare che bambini e adolescenti hanno bisogno di minori insegnamenti e di maggiori “esperienze” (come se gli scambi relazionali all’interno della classe non lo fossero e ritrovarsi da soli davanti a uno schermo sì), dobbiamo ribadire che il compito fondamentale della scuola è proprio quello di restituire agli studenti il tempo della riflessione, del dialogo, del contatto umano, della capacità di sentire e dell’attesa, un tempo che al di fuori della scuola non riescono più a vivere.
Gruppo La nostra scuola
Associazione Agorà 33
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