Siamo proprio sicuri che il governo uscente abbia fatto tutto quanto avrebbe dovuto contro il CoViD-19? Siamo certi che, con le misure attuate, la Scuola sia al sicuro da nuove ondate della malattia, e soprattutto da eventuali nuove pandemie?
Com’è noto, infatti, il disastro ecologico e climatico planetario, dovuto al modello di sviluppo imperante, favorisce la diffusione di nuove pandemie. Ciò accade sia perché aumenta la presenza di specie animali selvatiche in zone urbane densamente abitate (si pensi ai cinghiali, ai ratti, alle cornacchie, ai pappagalli tropicali, ai gabbiani, agli insetti “alieni” che hanno invaso Roma); sia perché l’aumento delle temperature medie globali estende gli areali di malattie tropicali prima impensabili alle nostre latitudini. Possono bastare, in una situazione consimile, mascherine, distanziamento, chiusure, lockdown? È possibile ipotizzare nuovamente l’interruzione dell’ordinaria attività scolastica, dopo che tutti (docenti, dirigenti, genitori, studenti) hanno finalmente toccato con mano il danno fatto da due anni di fantasiosa e tecnologizzante “didattica a distanza”? Cosa si sarebbe potuto fare (e non si è fatto) per fronteggiare la pandemia? Cosa potrebbe fare un futuro nuovo governo per tenere aperte le scuole e, nel contempo, combattere efficacemente il contagio senza costi eccessivi (non solo economici) per la collettività e per lo Stato?
Si chiudano le discoteche, mai più le scuole
Una cosa è certa: le scuole non vanno mai più chiuse. Si chiudano, semmai, le discoteche. Anche perché questa stessa scelta sarebbe un’inversione di tendenza nella “pedagogia sociale” del Paese, consapevolmente dedita negli ultimi 30 anni a trasformare la cultura nell’ultima delle priorità. Interrompere le danze è possibile senza danno, mentre interrompere le lezioni crea guasti difficilmente risanabili.
Seconda regola: le mascherine (qualora necessarie) siano distribuite gratuitamente a tutti gli alunni e a tutto il personale scolastico. Se è necessario il distanziamento fisico, non si scelga mai più l’ipocrisia dell’anno scolastico 2020/21, con la norma che prescriveva un metro fra le “rime buccali” e distanza di 80 cm tra i banchi (regola abolita l’anno successivo). Si faccia piuttosto come in Gran Bretagna, in Germania e in Spagna, dove i gruppi classe sono stati ridotti a 15 alunni, a due metri di distanza l’uno dall’altro. O come nei Paesi Bassi, dove in aula si recava mezza classe (a turno), mantenendo un metro e mezzo di distanza reciproca. O come nel Belgio, che autorizzò gruppi classe di dieci alunni, con quattro metri quadri per ciascun allievo.
Investire su sanificatori e trasporti
Terza regola: non lasciare nessuno studente a casa. Chiudere le finestre delle aule in inverno (onde evitare polmoniti dovute al freddo), sanificando però l’aria: come ha fatto la Germania, che solo per questo ha speso subito ben 500 milioni.
Quarta: potenziare il trasporto pubblico. Istituire trasporti dedicati alle scuole, imitando quanto disposto dal governo tedesco. In Italia, invece, in questi due anni sono stati addirittura ridotti i treni per i pendolari (specialmente quelli di Trenord), con la scusa che erano diminuiti i clienti. Siano piuttosto usati per il trasporto pubblico i pullman di Stato, enti locali, carabinieri, esercito, guardia di finanza. Si può fare in breve tempo, senza bisogno nemmeno di acquistarne di nuovi.
Assumere personale e mettere le scuole a norma
Quinta: assumere decine di migliaia di collaboratori scolastici in più, per la vigilanza sul distanziamento nei corridoi e nei gabinetti.
Sesto: assumere — ora o mai più — decine di migliaia di docenti, cogliendo l’occasione per eliminare il precariato, per diminuire il numero di alunni per classe e per innalzare l’obbligo scolastico, approfittando dei miliardi del PNRR: miliardi che, peraltro, andrebbero spesi per mettere le scuole in regola con le norme di sicurezza.
In occasione del crollo nel liceo di Rivoli, in cui nel 2008 morì uno studente, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Guido Bertolaso fece sapere che sarebbero serviti almeno 13 miliardi di euro. E invece il 22 novembre 2021, “Giornata mondiale per la sicurezza nelle scuole”, si è saputo che il PNRR avrebbe stanziato per gli anni seguenti 800 milioni soltanto (per risanare e ristrutturare le scuole non a norma di sicurezza, che sono l’80%). Andrebbe invece approntato un piano pluriennale per risolvere definitivamente il problema. A patto che lo si voglia, naturalmente.
Mai più didattica a distanza
Settimo: eliminare la DaD/Ddi, che ha escluso, secondo l’Istat, 600.000 alunni durante il lockdown (e che, malgrado ciò, nel 2020 è stata riproposta negli PTOF per i tre anni seguenti!). A maggio 2021 uno studio della Comunità di Sant’Egidio ha dimostrato che nel settembre 2020 ben il 4% degli studenti adolescenti — cioè un numero enorme — non è tornato a scuola, aggravando il già grave fenomeno dell’abbandono scolastico.
Mai più tagli alla Scuola
Risparmiare sulla Scuola, come si continua a fare nonostante tutto da 40 anni (persino in caso di pandemia), significa mettere a rischio la tenuta economica, sociale, culturale del paese per il prossimo futuro. Possibile che nessuna delle forze politiche — di qualsiasi colore — degli ultimi 30 anni lo abbia capito? O dobbiamo proprio persuaderci che esista una volontà politica — trasversale a tutti gli schieramenti politici di governo — di rendere la Scuola ininfluente, ovvero impossibilitata a cambiare in meglio la società italiana?