La scuola pubblica garantisce un diritto fondamentale e centrale per tutti i cittadini. Sulla scuola, ma più in generale sulla cultura, soprattutto in momenti di crisi economica, bisognerebbe investire più risorse economiche possibili, recuperando economie da altri settori meno nevralgici e in cui si sperperano soldi. Soltanto così, si può avere una speranza concreta di uscita dalla crisi e di rilancio del Paese. Al contrario in questi ultimi cinque anni, abbiamo assistito ad un vero e proprio saccheggio delle risorse economiche destinate alla scuola pubblica, alla ricerca e all’università. Si è trattato e si sta continuando a trattare, di una forma, continua e perniciosa, di esproprio dei diritti costituzionali che riguardano l’istruzione pubblica. Ci piace ricordare alcuni principi costituzionali, che in questo attuale periodo storico, sono messi fortemente in discussione.
1. La libertà di insegnamento (art. 33, comma 1 Cost.);
2. la presenza di scuole statali per tutti i tipi, ordini e gradi di istruzione (art. 33, comma 2 Cost.);
3. il libero accesso all’istruzione scolastica, senza alcuna discriminazione (art. 34, comma 1 Cost.);
4. l’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione dell’obbligo (art. 34, comma 2 Cost.);
5. il riconoscimento del diritto allo studio anche a coloro che sono privi di mezzi, purché capaci e meritevoli mediante borse di studio, assegni ed altre provvidenze da attribuirsi per concorso (art. 34, comma 3 Cost.).
All’orizzonte nulla di buono si intravede per la scuola pubblica italiana, ma piuttosto si sente il “profumo” di un’amara e preoccupante continuità, che provvederà ancora a saccheggiare le risorse umane ed economiche dell’ istruzione. Ma quale sono le nubi cupe che si intravedono all’orizzonte? Per cominciare, nonostante le belle parole pronunciate dal presidente della Camera, Laura Boldrini, sulla questione dei docenti inidonei all’insegnamento e degli Itp, si procederà ad attuare la loro deportazione verso i ruoli Ata. Si procederà ad eliminare definitivamente il meccanismo degli scatti di anzianità, che è ritenuto insostenibile, per le scarse risorse economiche.
Si continuerà a ridurre le risorse accessorie del fondo d’Istituto o in alternativa si tenterà di aumentare le ore di servizio settimanali, a parità di salario, dei docenti di scuola secondaria. Continuerà anche, avendo già creato i presupposti, la destrutturazione del contratto collettivo nazionale della scuola. Al contempo per condizionare la libertà d’insegnamento, si procederà a dare più poteri ai dirigenti scolastici, in virtù del nuovo sistema di valutazione delle scuole. In buona sostanza si provvederà a fare tutto l’opposto di quello che, in una visione keynesiana dell’economia, si dovrebbe fare, in momenti di crisi economica, sulla scuola pubblica e sull’istruzione più in generale.
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