Gentile redazione,
vorrei spezzare una lancia in favore delle nozioni, oggi messe al bando con ignominia dal mondo della scuola. “Lo «studio nozionistico», quello «a memoria», è meccanico, è ripetitivo, è arido, non serve niente”.
C’è anche chi usa il termine nozione come se ci si riferisse ad una raffinata specie di tortura nei confronti degli studenti. Queste solamente alcune delle accuse che vengono rivolte a questo tipo di studio. Ma guardando alla salute attuale della scuola, non sono poi così sicuro che le cose ora vadano meglio. È infatti sufficiente entrare in una qualsiasi scuola italiana per accorgersi dei risultati cui ha condotto questa presunta modernità che mette al bando le conoscenze e la loro verifica nuda e cruda. Oggi bisogna valutare per competenze, per abilità, ecc… Come però un ragazzo possa acquisire queste competenze e queste abilità senza aver prima appreso delle conoscenze, anche in maniera arida, nessuno te lo riesce a spiegare.
Peccato poi che la scuola dipenda dal Ministero dell’Istruzione, parola questa che il vocabolario Treccani definisce come l’acquisizione di quegli elementi del sapere e di quelle cognizioni che sono la base dell’educazione. Dunque le conoscenze sono identificate come indispensabili se si vuole parlare di educazione e fare qualsivoglia percorso educativo. Disprezzarle, pronunciando la parola “nozioni” con disprezzo anche fisico, storcendo la bocca, significa allora non avere capito niente. Quanta ignoranza in queste affermazioni. Io penso all’opposto che dentro lo studio nozionistico si nasconda un mondo intero fatto di conoscenze e di valori che si possono acquisire solo attraverso di esso.
L’apprendimento nozionistico, anche a memoria, all’apparenza arido, è al contrario pieno di significato: non si può fare nulla in nessuna disciplina senza le nozioni fondamentali. Come si può fare Latino senza il possesso nozionistico, meccanico, mnemonico, ripetitivo, delle declinazioni o delle desinenze verbali? Come si può parlare Inglese senza i verbi irregolari? Come si può fare Storia senza le date? E Matematica senza i teoremi, gli assiomi e le tabelline? E lo stesso per vale per tutte le materie: ogni disciplina ha le proprie fondamenta, senza il possesso delle quali non si può neanche sperare di partire.
Oggi si sente spesso dire (dai dirigenti, dai genitori, perfino dai colleghi, che «L’importante è che si sappia argomentare, che si possieda la capacità di sviluppare un discorso, che ne mostri la logicità, ecc.». Certo, ma uno cosa argomenta se non ha i contenuti su cui argomentare e operare collegamenti? Cosa collega? Di che cosa mostra i nessi? E se non è la scuola ad insegnare nozioni e conoscenze, chi lo deve fare? Chi lo farà, una volta terminata la scuola? Mistero.
Gramsci sosteneva che c’è molta ingiustizia nell’accusa di meccanicità e di aridità scagliata verso lo studio meccanico e ripetitivo, che pare non avere alcuno scopo immediato.
E purtroppo questa concezione sembra ormai dominare anche nella scuola di oggi. Ma davvero abbiamo una visione così ristretta dell’utilità della scuola? Davvero nell’educazione cerchiamo uno scopo immediato, altrimenti una cosa non serve a niente? Lasciando perdere la quantità di informazioni che si possono apprendere per questa via (cosa che già basterebbe a riabilitare questo tipo di lavoro, allontanandoci dall’ignoranza dilagante): vogliamo parlare dei valori che possono passare da qui, da questo “inutile” studio?
Quanta pazienza, quanta attenzione, quanta scrupolosità si imparano attraverso questo tipo di studio e proprio grazie a lui? E il valore del tempo, della perseveranza, della capacità di ripetizione, della fatica, ma anche dell’umiltà e della precisione? Quante volte, mi sento rivolgere l’odiosa obiezione «ma prof, è la stessa cosa!». E invece no, una cosa non vale l’altra, una parola non vuole significarne un’altra, una frase non ha lo stesso valore di verità di un’altra. Non è tutto uguale. E questo lo studio nozionistico lo insegna meglio di ogni altro tipo di studio.
Lo studio nozionistico ha un valore formativo eccezionale e affermare che non serva a niente e che sia arido e infecondo è semplicemente falso.
Le nozioni non saranno il fine educativo, ma sono senza dubbio il mezzo straordinario per acquisire gli strumenti necessari per arrivarci. Non è solo una questione di acquisizione di conoscenze che si possono apprendere solo così (e che comunque è sempre meglio possedere piuttosto che no). È questione anche di acquisizione di valori decisivi per la crescita perché indirizzano verso una maniera seria di lavorare. Non c’è da scherzare, su questo.
Marco Radaelli
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