Il Ddl sulla riforma scolastica, approvato il 12 marzo dal consiglio dei ministri, deve ancora essere presentato in Parlamento per il varo definitivo, ma nonostante la speranza che l’approvazione sia celere, prevale ad oggi la preoccupazione che le ambiguità e le contraddizioni che vi sono contenute non vengano risolte.
Vorrei in questa sede soffermarmi sulle cosiddette nuove materie scolastiche. Gli articoli 2 e 3 si interessano dell’argomento, ma con risultati molto lontani dalla sufficienza.
Il primo dei due disposti prevede che le istituzioni scolastiche individuino il fabbisogno di posti ogni tre anni in relazione all’offerta formativa che vogliono realizzare. Fin qui tutto chiaro. Tuttavia, debbono farlo “nel rispetto del monte orario degli insegnamenti” e tenuto conto della “quota di autonomia” e degli “spazi di flessibilità”. Tutto questo per fare cosa? Per potenziare tra le altre cose, mi limito alla secondaria superiore, le competenze nella musica, nell’arte, nel diritto e dell’economia. Potenziare? Senza aggiungere ore di lezione?
Primo dubbio: le scuole debbono potenziare queste materie, come sembra dedursi da un intervento del direttore generale del Miur Carmela Palumbo, salvo poi decidere in che modo ognuna per conto suo, oppure non esiste nessun vincolo per gli istituti, che possono farlo o non farlo a propria discrezione, come sembra affermare la Cgil? Si spera che le nuove materie siano inserite obbligatoriamente nei programmi, come promesso più volte dal premier Renzi, altrimenti faranno la fine di Cittadinanza e Costituzione.
Passiamo al contenuto dell’articolo 3: le scuole “introducono insegnamenti opzionali ulteriori rispetto a quelli già previsti dai quadri orari”. Cioè? La lettera del testo sembra significare che le scuole debbano farlo e che si tratti di ore in più, aggiunte al curriculum standard di ogni indirizzo. Siccome tutto questo avviene “nell’ambito del Piano triennale dell’offerta formativa”, e l’offerta formativa deve potenziare alcune discipline, le materie opzionali possono essere le stesse che vengono già potenziate o debbono essere altre? E quali? Non era più semplice inserire arte, diritto, economia, nel monte ore delle superiori e poi lasciare alla scuola una lista di materie ulteriori da proporre allo studente?
Queste ambiguità non giovano di certo alla corretta diffusione dei principi ispiratori della Buona Scuola. Infine un ultimo dubbio: chi dovrebbe insegnare le cosiddette nuove materie scolastiche? Il ddl sembra indicare l’organico funzionale. Ma anche nelle scuole dove ci saranno docenti soprannumerari? O in quel caso è il prof di ruolo che, per non perdere il posto ed essere trasferito d’ufficio, si accaparra le ore inserite, ammesso che ci siano, fino a completamente delle sue 18 ore, come sembrerebbe più logico? Speriamo che il Parlamento dirima al più presto questi gravi dubbi.
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