Da qualche giorno è entrato in vigore il nuovo regolamento sulle visite fiscali, derivante dall’introduzione del cosiddetto ‘polo unico’ che estende le competenze dell’Inps ai dipendenti della PA: il decreto n. 206 del 17 ottobre scorso, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 302 del 29 dicembre, prevede infatti una decisa “stretta” sulle modalità di accertamento delle assenze dal servizio.
A differenza di quanto indicato per diverso tempo dalla Funzione Pubblica, a causa del parere negativo del Consiglio di Stato, sono rimaste invariate le vecchie fasce orarie peri i controlli per l’accertamento delle assenze dal lavoro per malattia: i dipendenti statali, quindi anche della scuola, e degli enti locali devono essere reperibili per l’intera settimana, festivi compresi, nelle fasce orarie dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.
Il fatto nuovo, introdotto col decreto 206/17, riguarda la possibilità per il medico di bussare alla porta del domicilio del dipendente malato anche più volte nell’arco della stessa malattia. Addirittura più volte al giorno. E pure quando la malattia o l’infortunio derivano da causa di servizio, a differenza di quanto accadeva prima dello scorso 13 gennaio.
La differenza è abissale: con la vecchia normativa, infatti, il medico fiscale, una volta accertata la patologia del dipendente malato, non poteva tornare sino al termine dei giorni indicati dal certificato o modificato dallo stesso medico. Per i dirigenti che avessero chiesto un accertamento ulteriore al primo, anzi, si sarebbe configurato il rischio di produrre un danno all’erario.
Allora, perché ora si soprassiede al danno economico e si dà facoltà al medico di replicare anche più volte il controllo? La domanda è lecita, poiché i costi per la collettività non sono da poco: il nuovo regolamento prevede, infatti, un’indennità oraria base di disponibilità e maggiorazioni economiche specifica per i medici fiscali, proporzionale al numero di visite di controllo domiciliari e ambulatoriali. Il tutto, da regolare con convenzioni tra Inps e sindacati dei medici che svolgono gli accertamenti sui lavoratori dipendenti pubblici e privati assenti per malattia.
Non vogliamo giudicare la decisione. La Funzione Pubblica avrà avuto i suoi motivi per arrivare a questo, ad iniziare dalla disparità dalla statistica, visto che la media annua dei giorni di malattia per ogni dipendente del settore privato è di 5 giorni, mentre nel pubblico si sale ad 11 (anche se poi nella scuola si scende sotto i 9 giorni).
Quello che ci preme sottolineare è che la visita di un medico presso il domicilio di un lavoratore ha però un costo aggiuntivo. Ora, per permettere un congruo numero di controlli da parte dei medici, con la riforma Madia sono stati previsti dei finanziamenti per la copertura delle visite fiscali pari a 17,5 milioni di euro iniziali, a 35 milioni per il 2018 e 50 milioni a partire dall’anno successivo. Oggi si spendono, complessivamente, quasi 60 milioni l’anno, a fronte di una spesa massima consentita di 70: quindi, il risparmio a regime ci sarà ma nell’ordine del 15%. Quindi, sostanzialmente la spesa per i medici fiscali continuerà ad essere considerevole.
Ora, considerando che dopo la prima verifica diventa un mero accertamento della presenza, non sarebbe stato più logico far attuare il controllo ad un altro pubblico ufficiale? Perché utilizzare un medico per attuare una prassi che non ha nulla a che vedere, sempre dopo il primo accertamento, con l’ambito sanitario? È infatti logico pensare che il medico che torna, soprattutto qualche ora dopo o il giorno successivo alla prima verifica fiscale, non sottoporrà di nuovo a visita il dipendente malato.
Quindi, approvando una norma apposita, perché non prevedere l’entrata in scena, sempre dal secondo accertamento in poi, di una figura di mero controllo? Perché non coinvolgere i vigili urbani, i cui emolumenti per il servizio di verifica a domicilio risultano decisamente inferiori rispetto a quelli dei medici?
Ci permettiamo di fare queste osservazioni perché si parla tanto di abbattere gli sprechi con la spending review. Quando però si tratta di applicare le idee sul risparmio pubblico, tutto però si complica.
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