Le opinioni non sono semplici opinioni, perché, prima o poi, siamo costretti ad una verifica, in termini di vero-falso, giusto-ingiusto, bello-brutto, buono-cattivo. I valori chiave della vita.
Questa la considerazione, che mi permetto di trascrivere, è frutto di una bella chiacchierata con i ragazzi alla fine della terza prova degli esami di maturità.
Perché gli esami questo insegnano: che le opinioni necessitano comunque di verifica. E verificare é “fatica del concetto”, è fatica, intuizione, ricerca.
Mentre, cioè, secondo questi ragazzi, oggi prevale, grazie al boom dei social, l’idea che tutte le opinioni sono legittime, la vita della scuola, invece, insegna che le opinioni sono sì legittime, ma poi devono passare, però, sotto le forche caudine delle verifiche.
Le quali si possono così riassumere: una opinione è vera sino a che non viene smentita, sul piano logico e su quello sperimentale.
Perché, alla fin fine, non conta una opinione, ma se una opinione è vera, o almeno non-falsa.
Ed una opinione risulta vera se ogni tentativo che viene fatto di smentirla risulta a sua volta contraddittorio, quindi falso.
Beh, non mi aspettavo da ragazzi assorbiti dallo stress degli esami di maturità questa “saggezza”. Con parole importanti che valgono per tutti.
Tutti i “leoni da tastiera”, dunque, che ogni giorno riempiono i social di presunte verità dovrebbero fermarsi un attimo, se vogliono rendere trasparente, quindi condivisibile, una loro opinione.
Sapendo, come ci hanno insegnato i classici, che l’essenziale, poi, non è discutere, ma lasciarsi discutere. Prima ancora di formulare o pronunciare una tesi, una asserzione, una qualche presunta verità.
Quanti pre-giudizi sono figli di questa nostra incapacità di lasciarci discutere, prima di discutere?
Un grazie, dunque, a questi ragazzi. Ed un augurio che portino un po’ della loro giovanile e spavalda saggezza in questo nostro mondo, troppo sicuro di sé.