È notizia dei questi giorni che la Corte dei Conti abbia pronunciato il suo parere sulla gestione dell’Invalsi. Il 12 agosto Il Sole24ore titolava: Scuola, Corte dei Conti: nel 2020 niente prove Invalsi ma 5 milioni di costi ; nello stesso giorno La Stampa riportava la seguente notizia: Invalsi, Corte Conti: nel 2020 spesa inefficiente. Il parere fortemente critico della Corte dei Conti nei confronti del bilancio dell’Ente in questione deriva sia dal fatto di avere speso nel 2020 5 milioni di euro (dei 7,5 milioni che erano stati stanziati) pur senza svolgere le prove nelle scuole, sia di aver impiegato “circa il 65 per cento delle risorse stanziate per lo svolgimento delle prove” per remunerare servizi esternalizzati. Per dirne una, i servizi di realizzazione dei pre-test, correzione, immissione dati sono affidati dal 2015 alla stessa società, nata, guarda un po’, proprio nel 2015; i soggetti affidatari sono “reiteratamente i medesimi, con procedure di gara prive di altri partecipanti”, nel CdA dell’Ente siedono due componenti (su tre) dipendenti dal’Ente medesimo, in barba al conflitto di interesse. Così il Presidente, con apposita norma, ha potuto cumulare il suo stipendio con una modesta indennità di 31 mila euro annui, che gli consente di collocarsi sopra la soglia di povertà relativa. Oggi (17 agosto 2022) Il Fatto quotidiano si occupa della faccenda in un articolo di Leonardo Bison, per chi avesse bisogno di ulteriori dettagli.
Ma la vera notizia non è la severa relazione della Corte dei Conti; le vere notizie implicite sono due. La prima: nonostante tutte queste bacchettate, la Corte dei Conti ha approvato il bilancio dell’Ente. Ci chiediamo, come cittadini, quali siano le condizioni per rifiutare l’approvazione di un bilancio. Evidentemente non basta spendere 5 milioni di denaro pubblico senza muovere un dito (o quasi), non bastano evidenti violazioni delle procedure di gara per assegnare i servizi né palesi conflitti di interesse né, tanto meno, norme costruite ad personam. Comprendiamo bene che la Corte dei Conti si occupi di problemi ragionieristici, ma la nostra esperienza personale ci insegna che la pavidità dei dirigenti scolastici nel riconoscere la riduzione oraria a 35 ore (un’ora in meno dell’orario normale) al personale ATA, anche quando ne ricorrano le condizioni, è sempre motivata dal timore dei Revisori dei Conti che, in questi casi, pare siano inflessibili e severissimi. Ne deduco che un’ora settimanale di recupero per un collaboratore scolastico va ponderata con ben altro rigore rispetto ai 31 mila euro annui del Presidente dell’Invalsi, il dottor Roberto Ricci. La seconda notizia è che, andando indietro negli anni, le cose erano sempre le stesse. Gli appassionati dell’inedito genere noir-burocratico, possono leggere1 la Relazione della Corte relativa al bilancio 2019: vi troveranno tutti gli elementi stigmatizzati nella relazione di quest’anno.
E adesso un balzo nella preistoria, quando l’Invalsi muoveva i primi passi. Trovo i dati in un mio articolo riferito al bilancio Invalsi del 2012: “Sul sito dell’Invalsi vedremo, ad esempio, che alla voce “Incarichi esterni” per il 2012 vengono elencati circa 350 (sic! 350) consulenze, a vario titolo “necessarie” per l’attività dell’Ente. Possiamo anche scorrere gli elenchi degli incarichi esterni degli scorsi anni: ci troveremo nomi noti a chi si occupa di “trasformazione” del sistema scolastico italiano Ci limitiamo qui ad una esemplificazione, citando qualche nome famoso:
Per altri aspetti, invece, l’Invalsi somiglia in modo preoccupante alla scuola: il contributo statale a suo favore è scivolato dai 10.900.870 euro del 2005 ai 2.945.803 euro del 2011. A fronte di questa drastica diminuzione di risorse, come viene detto nella parte introduttiva al Bilancio di previsione 2012, da una parte “si assegnano continuamente all’Istituto nuovi e più impegnativi compiti e si intensificano quelli già esistenti”, dall’altra “non si è ancora trovato modo di creare le condizioni operative per poter consentire all’Istituto di poter funzionare almeno ad un livello minimale”. Gli esperti nominati dal ministro dell’Istruzione Gelmini per predisporre un piano di intervento (Andrea Ichino, Daniele Checchi e Giorgio Vittadini, già citati in precedenza) avevano concluso, nel dicembra 2009, che per mettere in piedi un sistema di valutazione serio sarebbero occorsi 31 milioni di euro, che sarebbero saliti a 81 se si fossero fatte le cose in modo completo”.
Così stavano le cose e così stanno tuttora. Ogni anno la Relazione della Corte dei Conti assolve l’Invalsi, (Ente che tira a campare alla meno peggio, ma con notevoli vantaggi personali per qualcuno), dopo i dovuti rimproveri. Ogni anno i test Invalsi, verifiche opinabili e che non prevedono conseguenti correttivi, affliggono insegnanti, studenti, famiglie e cittadini contribuenti, dandoci infine l’idea che una scuola-colabrodo conviva accanto ad un efficiente sistema di valutazione della stessa.
Giovanna Lo Presti Portavoce Cub scuola
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