Quello che segue è il mio terzo articolo sulle RSU pubblicato su queste pagine, anche stavolta in collaborazione con il Prof, Antonino Tindiglia, anch’egli dirigente nazionale Gilda, che mi ha preceduto nel ruolo nazionale di responsabile RSU Gilda-
Il primo articolo era la testimonianza di un dirigente sindacale all’indomani della defatigante Campagna elettorale RSU del 2018 (“come pedalare con una ruota quadrata…”). Il secondo proponeva un sistema di RSU provinciali e l’indicazione nelle scuole delle sole RSA. A quel punto occorreva documentare i costi insensati di questo sistema di contrattazione parcellizzata, sperequativa e inefficiente. Ecco perché ho promosso un Monitoraggio RSU, esteso a tutte le nostre province, per cercare di misurare i costi e gli impegni in rapporto al fatturato (il FIS), così come avviene in ognuna delle oltre 8.000 scuole italiane.
Il Monitoraggio RSU racchiude in 10 parametri i dati più significativi della contrattazione d’istituto: dai tempi di inizio e conclusione, alla durata delle riunioni, ai partecipanti, compresi TAS, DSGA e provinciali, all’ammontare del FIS, alle assemblee di istituto. Grazie ai contributi dei colleghi e alla sintesi strutturata di due province (Bologna e Vicenza), sono stati raccolti i dati di oltre 200 scuole, un campione statisticamente significativo. Delle numerose tabelle riporterò solo i dati più concisamente significativi.
Intanto la contrattazione di istituto è ben lungi dal rispettare i tempi stabiliti dal CCNL (inizio 15 settembre – conclusione 30 novembre): mediamente i tempi si dilatano oltre i 7 mesi, con inizio a ottobre e conclusione in aprile, neppure troppo in extremis, visto che ancora in agosto si ha notizia di contrattazioni da concludere. Come spesso capita le eccezioni la dicono più lunga della norma e immaginare che un gruppo di persone elevate (tutti “dirigenti”, scolastici o sindacali che siano…) possa stare impegnato 7 mesi (in alcuni casi fino a 10-11), con un numero medio di 6 riunioni (ma si arriva, in alcuni casi, fino a 19 convocazioni. Sic!) dà veramente l’idea della Fatica di Sisifo decuplicata alla terza potenza. E di quali dimensioni è il masso che deve trascinare questo gruppo di volenterosi? Abbiamo preso come parametro l’ammontare del FIS lordo dipendente, che risulta essere mediamente di circa 60.000 € per scuola.
Cerco di evitare cifre precise per timore della noia dei lettori, anche perché il presupposto del Monitoraggio è statistico, non aritmetico, scientifico pur se banale, quanto dimostrare che l’acqua è calda sopra i 36 gradi. Solo un cenno al metodo di conteggio delle presenze: partecipano ai tavoli di contrattazione decentrati mediamente 6 persone, con una durata media di 2 ore, per almeno 6 volte, in totale 72 ore di impegno, a volte, per almeno i 2/3, in orario di servizio, a volte no. Mi sia consentito, peraltro, un piccolo inciso ecologico con cruccio, da dirigente provinciale che a volte deve raggiungere in automobile sedi lontane, per l’inquinamento provocato, da questa economia del nulla.
Nessuno è pagato, ma tutti costano, perché comunque è lavoro e in più lavoro sottratto alle proprie occupazioni. Il minialgoritmo applicato, fra i 35 € di un’ora di insegnamento non effettuata e il costo orario medio presumibile per preside, DSGA, dirigenti provinciali, ecc. arriva a stimare circa 30 € per ora. Quindi il conto è presto fatto: mediamente una contrattazione d’istituto ha un prezzo virtuale (nessuno lo monetizza, ma la comunità lo paga, anche in termini di sostenibilità) di circa 2.000 euro, circa il 3 % del FIS. Detta così non pare molto, ma prendiamo una provincia media con circa 100 scuole: abbiamo un costo complessivo di almeno 200.000 €, laddove una contrattazione provinciale potrebbe costare non più di 10.000 €, generando così un risparmio di 190.000 €. Vogliamo estendere questi numeri a livello nazionale? Basta moltiplicare 2.000 € per 8.000 scuole e togliere dai 16 milioni ottenuti quell’unico milione che costerebbero le contrattazioni provinciali: ben 15 milioni risparmiati e da redistribuire: la scuola non è certo un’azienda, ma ogni tanto ci vorrebbe un po’ di oculatezza economica.
A tutto questo non ho volutamente aggiunto il costo (anche questo virtuale, ma pur sempre afferente alla diminuzione dell’offerta formativa) delle assemblee di istituto in orario di servizio, proprio per non offrire l’idea che si debbano abbattere i costi della “democrazia sindacale”. La democrazia costa, ma nelle assemblee fatte per la contrattazione RSU, se ne manifesta solo un simulacro: l’argomento è importante, ne parleremo ancora… Il dato reale è comunque che, stimando un numero medio di 30 docenti partecipanti per almeno 4 ore di assemblea arriviamo a un costo di 4.200 €, cioè complessivamente circa il 10 % del FIS. Per distribuire, non equamente, i “quattro soldi”, come spesso viene definito il FIS, soprattutto da chi non lo percepisce, ogni scuola quindi spende mediamente 6.000 € l’anno. E il corollario è che le RSU, tanto importanti sulla carta (basti pensare alla norma insensata, che impedisce loro di partecipare alle commissioni d’esame per i concorsi, per evitare conflitti di interesse; come se fossero influenti dirigenti sindacali e non colleghi che si prestano, per spirito di servizio, a un compito ingrato), in realtà sono troppo “vicine” e condizionabili dal Dirigente Scolastico per poterlo contrastare veramente. Questo non avverrebbe in una commissione provinciale di professionisti indipendenti e di addetti ai lavori.
Il Contratto d’istituto finisce così per essere la massima espressione sindacale dell’Autonomia scolastica, cioè l’espressione della volontà del Dirigente, che può appunto delegare tutte le proprie funzioni (lo abbiamo visto nelle scuole in reggenza, per anni) eccetto questa della controparte datoriale. Cui prodest? La risposta è semplice, purtroppo… Torniamo alle RSU provinciali, mai effettivamente realizzate dal lontano 1998, ed avremo più equità ed efficacia!
ABSTRACT dell’autore:
Prof. Stefano Battilana – Titolare di Filosofia presso il Liceo Artistico di Bologna, coordinatore della Gilda Insegnanti di Bologna, membro della Direzione Nazionale Gilda, con l’incarico di Responsabile RSU e rapporti con le SOA, è autore di altri articoli e contributi, prevalentemente di “filosofia sindacale”, genere divulgativo autoproclamato, qui raccolti: http://www.gildabologna.it/angolomontesquieu.html