Splendide le parole pronunciate dal Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti il 24 gennaio al Quirinale durante le cerimonie per la Giornata della Memoria: «Come la Shoah si è verificata, così è sempre possibile che ritorni, e sacche di antisemitismo e razzismo di ogni genere sono purtroppo ancora presenti con notevole consistenza in Italia, in Europa e in tante parti del mondo. Sta a noi lavorare assiduamente affinché la libertà si realizzi. Non possiamo dare nulla per scontato. Per questo è ineludibile continuare a coltivare con cura la nostra memoria collettiva: dobbiamo investire tutte le nostre forze per la convivenza pacifica dei popoli e lottare contro la sopraffazione e l’indifferenza verso la segregazione, l’isolamento, la sofferenza e l’oblio civile».
Proprio così: insegnanti, educatori, genitori non possono mollare la presa. L’antisemitismo 2.0, quello che ha ripreso fiato dal web e dai social media, è più che mai in agguato. Anche perché il web dà spesso alle persone più superficiali, ignoranti e disturbate, l’impressione di poter dire la propria su tutto, ma proprio tutto: quasi che a nulla servisse, ad esempio, leggere con attenzione un articolo giornalistico prima di commentarlo (senza fermarsi al titolo), o pulirsi bene la bocca prima di sparare con sicumera sciocchezze e luoghi comuni; o pensare mille volte prima di dare torto su un argomento a chi studia, insegna e scrive su quell’argomento da 40 anni. Ecco perché possiamo leggere su Facebook le affermazioni ridicole (ma spacciate per inconfutabili) di chi ancora giura che i banchieri sono tutti ebrei, o che la Shoah è invenzione israeliana, dando dell’ignorante al plurilaureato che tenta vanamente di fermare con le mani lo tsunami di barbarie che dilaga.
Ci voleva, finalmente, un Ministro dell’Istruzione che si ergesse contro razzismo e barbarie! Anche perché almeno in questo modo il Ministro, consapevolmente o meno, ha dovuto prendere implicite distanze dai troppi membri del suo partito che, fino ad un attimo prima, avevano dato il meglio di sé nell’elaborare dichiarazioni di segno razzista e antisemita.
Sì, perché molta acqua è passata sotto i ponti del “dio” Po dai tempi in cui Umberto Bossi gridava che «i porci fascisti elettori di AN bisogna andare prenderli casa per casa» (frase che gli costò persino una condanna nel 1998). Oggi coi fascisti molti della Lega vanno stranamente d’accordo. A cominciare da Matteo Salvini, attivissimo nel lanciare messaggi subliminali di richiamo all’estrema destra (strategia politica che gli anglofoni definiscono “dog-whistling”, alludendo al fischietto ultrasuoni che solo i cani possono udire). Come quando, il 29 luglio 2018 — 135° compleanno di Benito Mussolini — cinguettò “Tanti nemici tanto onore”, parafrasando il duce.
«L’Italia ha il dovere di risolvere prima i problemi della sua gente. E poi guardi, non prendo certo lezioni da gente come Lerner…Quell’ebreo…»: parola di Gianluca Buonanno, deputato della Lega (purtroppo defunto nel 2016). Il quale in vita si distinse anche per frasi progressiste come «I rom sono la feccia della società»; «Al massimo offro ai gay una banana. O un’insalata di finocchio»; «Se un gay si avvicina e ci prova se viene rompermi le palle gli do un calcio nei coglioni». I lettori ci perdonino il turpiloquio, che riportiamo per dovere di cronaca.
All’accusa di antisemitismo si è del resto recentemente esposto anche il senatore a 5 stelle Elio Lannutti, il quale crede ancora nell’autenticità dei Protocolli dei Savi di Sion.
Eleganti poi le dichiarazioni di Sergio Divina ed Erminio Boso, consiglieri provinciali leghisti di Trento, convinti si debba «Prevedere sul treno degli appositi vagoni per extracomunitari, e delle carrozze riservate ai poveri italiani», perché «Gli stranieri si tolgono le scarpe e puzzano».
E un altro fine pensatore della Lega, Mario Borghezio, nel novembre 2012, per dare il benvenuto a Obama appena rieletto Presidente USA, chiosò col suo forbito linguaggio: «Ha vinto Obama perché ormai l’America è meticcia e quindi ha vinto quest’America multirazziale, che mi sta un po’ sul cazzo». Celebre la sua profonda riflessione «Agli immigrati bisognerebbe prendere le impronte dei piedi per risalire ai tracciati particolari delle tribù». Definì il Governo Letta “governo del bonga bonga” causa della scelta di Cécile Kyenge come Ministra dell’Integrazione, da lui galantemente definita «Scelta del cazzo ha la faccia da casalinga».
Sugli “extracomunitari perdigiorno” ha speso gentili parole anche Giancarlo Gentilini, già sindaco di Treviso: «Bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile».
Tutti buontemponi in vena di goliardia? Oppure la saggezza dimostrata dal Ministro Bussetti stride terribilmente con troppi membri del suo partito? E questo stridore potrà diventare armonia nella Scuola italiana (tra poco pure regionalizzata, come Lega comanda), con simili presupposti?
E il M5S che dice?
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