La contrattazione per la copertura degli scatti di anzianità dei docenti, i decreti attuativi del decreto Istruzione, i nodi da sciogliere sui Pas, l’avvio dei nuovi corsi abilitanti, la questione degli ex Lsu, il Regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti, la Costituente. Sono solo alcune fra le questioni spinose e più urgenti del mondo della scuola e dell’università che dovranno essere affrontate dal nuovo Esecutivo guidato da Matteo Renzi.
Rimane in “sospeso” sicuramente il destino del decreto ‘scatti’, che è in discussione al Senato. Così come entro giugno va chiusa all’Aran la contrattazione proprio per la copertura degli scatti degli insegnanti.
Ci sono poi da approvare alcune decine di decreti attuativi della Legge 128/13, il cosiddetto decreto Istruzione: emblematico, a tal proposito, è quello relativo all’entrata gratuita nei musei e nei siti archeologici per tutti i docenti in servizio, che sarebbe dovuto diventare esecutivo ormai da cinque settimane. Proprio in queste ore il ministro uscente, Maria Chiara Carrozza, ha però annunciato via twitter: “Ho firmato il decreto per l’ingresso degli insegnanti nei musei spero che vadano in tanti!”.
A non trovare soluzione è anche la vicenda dei Pas, i corsi di abilitazione per il personale con almeno tre annualità di supplenze, con diverse discipline e classi di concorso che ancora non sanno se potranno partecipare ai corsi universitari: in quasi tutte le regioni “tremano” in particolare gli aspiranti docenti della scuola dell’infanzia e del primo ciclo.
Sarebbe praticamente pronto il bando per l’avvio del secondo ciclo dei Tfa ordinari (si tratta di circa 29mila posti, quasi un terzo in più del primo bando), ma manca ancora il via libera del Tesoro. Mentre è al Consiglio di Stato il decreto che modifica in parte il Regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti per consentire, fra l’altro, ai cosiddetti ‘tieffini’ di spendere da subito il loro titolo nelle graduatorie di istituto.
Particolarmente delicata e urgente è anche la “partita” che riguarda gli ex Lsu (lavoratori socialmente utili): il primo marzo scade, infatti, la proroga degli ex appalti storici deliberata con la Legge di stabilità dal governo Letta che ha ereditato il nuovo sistema di gare nazionali (Consip) per le pulizie deciso dall’ex governo Berlusconi. Da gennaio i nuovi appalti Consip hanno cominciato a partire, a poco a poco, nelle Regioni, di pari passo con le proteste dei lavoratori che temono per il loro posto di lavoro. Il governo Letta si è impegnato a stanziare risorse a favore degli ex Lsu fino al prossimo primo marzo su sollecitazione del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza che ha chiesto l’attivazione di un tavolo a Palazzo Chigi anche con i ministeri dell’Economia e del Lavoro per risolvere definitivamente la questione. Proprio a ridosso dell’uscita di scena il ministro Carrozza ha chiesto che sia avviato un monitoraggio per calcolare, provincia per provincia, scuola per scuola, le ore necessarie per le pulizie e le eventuali integrazioni necessarie in termini di personale o di ore. Allo studio anche l’ipotesi di una eventuale reinternalizzazione del servizio ma, visto il precipitare degli eventi politici, l’auspicio ora, a viale Trastevere, è una ulteriore proroga di un mese dei contratti in scadenza in attesa di una soluzione più complessiva.
Fra le altre partite da chiudere con urgenza c’è il bando per l’accesso alle scuole di specializzazione medica già inviato al Consiglio di Stato. Resta sospeso, poi, il bando per i ricercatori ‘senior’ che è pronto ma dovrà fare il suo iter mentre è stato emanato quello per gli under 40. Da chiudere la contrattazione sui Pon per la ricerca e l’istruzione e attende il passaggio al Cipe il Programma nazionale della ricerca che il Ministro Carrozza ha illustrato nel Consiglio dei Ministri dello scorso 31 gennaio. Sulla rampa di lancio resta, infine, la Costituente della Scuola: un punto sicuramente caro anche a Renzi ed il suo entourage. Ma che necessita impegno e risorse per essere portato fino in fondo. Infine, se il Governo durerà, c’è da affrontare il nodo del nuovo contratto, con l’amministrazione che tenterà di cancellare i tradizionali aumenti automatici “a pioggia”: al momento, vista anche la penuria di fondi, ma anche le resistenze dei lavoratori, risulta forse quello più difficile da sciogliere.
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