Venditore, agente, sono queste le figure professionali oggi maggiormente richieste dal mercato del lavoro italiano. Ed i giovani in cerca di informazioni per determinare il proprio percorso di studi e lavorativo è bene che lo sappiano. A determinarle è stato l’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, che, in collaborazione con il Centro di Statistica aziendale di Firenze, ha creato una sorta di “barometro delle professioni”: per farlo i ricercatori sono andati ad analizzare le inserzioni pubblicate sui quotidiani nazionali.
“Le inserzioni – spiegano dall’Isfol – costituiscono un’azione di ricerca attiva, da parte delle imprese, di un candidato idoneo a ricoprire una determinata posizione in azienda ma sono al tempo stesso un indicatore di come e quanto l’impresa sia disposta a spendere in tema di reclutamento”.
Nella graduatoria finale sono state incluse le venti professioni più richieste dalla aziende: si va da quelle cosiddette tradizionali nel settore della vendita quali il venditore (prima posizione con 4.064 inserzioni nel 2008), l’agente (secondo posto con 3.653 annunci), l’agente vendita (terza posizione con 1.999 inserzioni) e l’agente monomandatario (sesto posto con 1.165 annunci). Nel complesso questo gruppo di professioni ha mostrato un andamento piuttosto stabile nel tempo, che sembra, in parte, prescindere dalla crisi economico/finanziaria.
Uno dei dati rilevanti è relativo alla ricerca dell’operatore call center, figura professionale considerata forse il simbolo dell’occupazione precaria: uno sviluppo significativo, quello degli ultimi anni, conseguente alla diffusione, nelle aziende, degli approcci basati sulla soddisfazione del cliente (customer satisfaction) e del contemporaneo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (Ict). A partire dal 2000 tale occupazione ha conosciuto un’ascesa praticamente continua fino a sfiorare, nel 2005, le 20mila offerte. Ma dal 2006 le richieste addetti al call center sono scese a poco più di 4mila (4.897), nel 2007 e nel 2008 si sono assottigliate ulteriormente (2.229) fino a diventare appena 353 nel 2008 (facendo sprofondare la collocazione nel “barometro” al 22esimo posto).
A livello di numero complessivo dei posti di lavoro offerti, sempre tramite le cosiddette inserzioni “a modulo” sui quotidiani italiani, l’Isfol ha scoperto che nel 2007 vi è stato un lieve decremento rispetto all’anno precedente. Mentre nel 2008 si è assistito ad una più forte contrazione: dalle 110.873 unità nel 2006 a 99.410 nel 2007 e per arrivare a 84.196 unità nel 2008. Secondo i ricercatori la flessione registrata (pari al 15,3%). Secondo i ricercatori il decremento degli annunci su carta stampata avrebbe una duplice motivazione: “da una parte – spiegano – vi è stato l’influenza delle nuove tecnologie utilizzate (internet), dall’altra la razionalizzazione dei costi nelle aziende in tempi di crisi. Non bisogna, infatti, dimenticare che le inserzioni sono un mezzo di ricerca del lavoro molto costoso”.
Dagli studi sugli annunci di lavoro pubblicati dalle aziende sembrerebbe, infine, che è possibile anticipare gli andamenti economici di breve periodo: “gli annunci – concludono dall’Isfol – forniscono una, sia pur imprecisa, previsione della variazione del Pil come mostrano i valori della correlazione trimestrale tra il 2005 e il 2008”. Insomma, le indicazioni che ci danno le offerte di lavoro sono molto più pregne di contenuti e di informazioni di quanto si possa pensare.