Nello scorso dicembre 2012 la Signora Cinzia Scafidi, madre di Vito Scafidi il diciassettenne ucciso mentre faceva lezione da un tubo di ghisa abbandonato nella controsoffittatura dell’aula, inviò una lettera al Sottosegretario all’Economia e Finanze Gianfranco Polillo. In questa lettera Cinzia Scafidi faceva riferimento alla sua battaglia affinché l’8 per mille del gettito Irpef destinato allo Stato, fosse dedicato all’edilizia scolastica.
Tutto questo perché le scuole crollano come castelli di sabbia. Si ricorda che tale proposta era stata portata avanti in parlamento sia con un DdL e riproposto con l’emendamento N. 2360 alla Legge di Stabilità, sia nella Risoluzione n. 7/01053 proposta in V Commissione della Camera dei Deputati il 5 dicembre 2012.
Successivamente l’emendamento è stato accantonato, provocando la forte reazione di chi professionalmente si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Infatti, nel web si possono leggere affermazioni sul fatto che è un assoluto dovere delle Istituzioni far prevalere, rispetto a qualsiasi altra esigenza, quella di garantire la sicurezza della popolazione nei luoghi di lavoro e, in particolare, la tutela dei suoi studenti nelle scuole.
In altre parole è auspicabile che ognuno di noi si impegni affinché nessun ragazzo possa più morire perché le scuole crollano come castelli di sabbia.
Molto significative sono le parole di una lettera di Vito Scafidi scritta per mano di sua madre che dicono così: “”…Ed è stata proprio la scuola a tradirmi, mentre cercavo di costruire al meglio il mio futuro. Io sono la vittima del vostro correre contro il tempo, del vostro non prestare attenzione alle cose che si fanno, vittima dell’incuria, dell’ingiustizia, della legge, vittima di un sistema sbagliato e spesso corrotto che combattiamo solo a parole. Sono vittima di una memoria che non c’è stata, vittima del dimenticare, del lasciarci alle spalle le cose soprattutto se non ci riguardano in prima persona, vittima di questo mondo sbagliato che mi ha portato via quando avevo ancora una vita davanti e molte cose da fare. Sapete cosa mi manca di più? Il futuro, tutte le cose che ancora non sapevo e che avrei voluto scoprire vivendo. Oggi come ieri muore un ragazzo, muoiono i 27 bambini di San Giuliano, muoiono i giovani della casa dello studente dell’Aquila, moriremo ogni giorno dimenticati da tutti…”
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