Caro Ministro, ho letto con attenzione tutti i post che la Scuola le ha dedicato e resto sorpresa nel constatare che nessuno solleva la questione sullo stato dell’Istruzione in Italia rispetto agli Stati membri europei, e che le proposte per i nostri ragazzi sono davvero poche.
Nelle “raccomandazioni” del Consiglio Ue, quelle dello scorso giugno, connesse al rischio di procedura d’infrazione per la violazione delle regole su deficit e debito, i paragrafi 19 e 20 erano dedicati all’Istruzione. Una fotografia che non necessita di commenti ulteriori quella della UE: l’Italia spende in istruzione, in rapporto al Pil e alla spesa pubblica, molto meno di tutti i grandi paesi dell’area Ocse. La spesa-record per pagare gli interessi sul debito, che nel 2018 è arrivata a quota 65 miliardi, è pari al costo dell’intero sistema scolastico nazionale. Sullo stretto rapporto tra formazione ed economia non mi dilungo, non sarò io a dover spiegare a Lei, che è un economista, quanto incida sul futuro e sullo sviluppo economico del nostro Paese l’attenzione all’Istruzione e l’attenzione ai Giovani.
Il disastro ambientale è di proporzioni gigantesche, non c’è famiglia italiana che in qualche modo non lo conosca o non lo comprenda… chi è capace di pensare e di tenere in equilibrio Logos e Aloghia ben ne comprende le complesse ragioni e avrebbe da fornire spunti opportuni per iniziare ad affrontarlo “rimboccandosi le maniche per la ricostruzione” … ma a queste persone non è concessa parola, queste persone hanno pochi spazi, poca voce …. occorre fornire Il Colpevole e occorre fornire La Soluzione della Buona politica.
Accade così che, quelle menti che hanno imparato a parlare non al Paese, ma alla sua pancia, per meglio gestire, hanno identificato nel Docente il Colpevole, nel Dirigente/Manager la soluzione per la gestione della Scuola e dell’Incapacità dei Docenti, nei Concorsi cosiddetti Meritocratici la garanzia di qualità futura della classe Docente. Non c’e giorno in cui sulla stampa o nelle trasmissioni televisive non compaia qualche emerito Nessuno che, dall’alto di un altisonante curriculum e dal basso di un’arroganza che fa trend, pontifichi sull’incompetenza più o meno manifesta di noi Docenti senza pero’ mai argomentare sul contorto e farraginoso meccanismo che governa la Scuola odierna, e che sarebbe parte in causa di qualsivoglia analisi seria sull’argomento.
Ella ci ha chiesto parola… ci sarebbe da rispondere a questa Sua richiesta, che personalmente ho accolto in maniera positiva, che la Scuola Italiana necessiterebbe di un’attenzione volta ad osservare non i Docenti, ma lo status della formazione prima col cannocchiale girato al contrario, al fine di individuare il macroscopico errore direzionale. La vera domanda che costoro dovrebbero porre e porsi è come formare uomini e cittadini nel tempo in cui la tecnologia sembra aver invertito quel concetto platonico sulla techne, perché oggi, sopratutto nel caso dei giovani, la Governance è affidata alla Tecnica, e in questo “seguitare la muraglia “ i giovani hanno necessità primaria che la Scuola li formi in quelli che sono i valori fondanti di una società, hanno bisogno di Humanitas che li strutturi, che li renda idonei a governare la Tecnica, non ad esserne governati.
Nei giardini del sogno del Mito classico, in quell’universo arcaico dove la natura era un groviglio di inesplicabili forze, vivevano gli Eroi, individui isolati, fuori dal tempo, soli contro il fato, quei nostri antichi progenitori si nutrivano della propria eccezionalità ma, comunque giudicati, incarnavano dei valori: l’onore, la legge morale, l’ansia di verità, che coloravano quella durezza adamantina d’umano, donando all’uomo la formula per trovare i principi generativi del sistema dei valori di una società. “Queste sono cose che non accaddero mai ma che sono sempre” affermava Sallustio e da sempre, in quei giardini del mito classico, l’uomo ha imparato a rinascere cercando se’ stesso negli occhi dell’altro, perdendosi in un sogno, scoprendo il senso della gioia e del dolore, dell’amore e dell’odio, della violenza e della pace, della memoria e dell’oblio, della vita e della morte. . E’ in quei giardini che Noi adulti abbiamo incontrato il nostro inconscio, imparato a costruire le nostre coscienze, non possiamo chiedere ai giovani ciò che non gli insegniamo ad amare, ma gli proponiamo e gli imponiamo come “prescrizione medica”.
Nella società contemporanea la nascita di un mito e’ resa tale dalla possibilità di essere corporeo, accessibile, presente, gli eroi dei nostri giorni scavalcano la dimensione sacrale del mito nella sua accezione antica testimoniando il bisogno dei più giovani di sentirsi esistere in un mondo imprigionato nel presente, “rotto” nei legami con il passato, misero rispetto alle progettualità future: l’ampiezza dell’orizzonte di troppi giovani e’ quella di una mendace immagine su Instagram. Sono narcisismo e depressione i mali odierni, e nel tempo del narcisismo sfrenato anche la Scuola, la Buona Scuola, fornisce a tratti la sua narcisistica immagine, priva di reali riscontri però, perché poi la realtà è ben diversa dalla sua narrazione.
Riporti la Scuola in quei giardini del Mito classico Ministro, ancor prima di rendere tecnologici i Docenti, riporti nella Scuola, e in posizione di centralità nel progetto educativo/formativo dei ragazzi, e di ogni segmento dell’Istruzione, l’humanitas. Non un Progetto o l’ennesimo decreto… un semplice Atto d’Indirizzo: riportiamo la Scuola nei Giardini del Sogno. Per
Noi Docenti, non soldi ( che pur ci toccherebbero ), rispetto Ministro, quello glielo chiediamo a gran voce, ci è dovuto… restituisca serenità ed equilibrio agli operatori della Scuola che non sono i galli da combattimento sui quali la politica e le forze sindacali “scommettono” per vincere la propria personale battaglia, analizzi con l’equilibrio del buon padre di famiglia le guerre intestine tra precari / vincitori di concorsi / ricorrenti , con occhio vigile sulla brutta storia del ConcorsoDS 2017 perché il Primus inter pares, perché, aldilà di ogni legge che possa consegnarli maggiori o minori responsabilità e poteri, è stato, resta e sarà colui che da l’imprinting alla Scuola che dirige: una Scuola in guerra e’una Scuola che soffre e fa soffrire. Per i Concorsi futuri provi ad organizzare delle procedure eque, che verifichino in primo luogo la componente attitudinale alla docenza e alla dirigenza.
Per chiudere il cerchio sull’Europa, da cui ero partita, se proprio ci fossero un po’ di soldi, tenga aperte le Scuole anche nel pomeriggio, sono l’unico avamposto di legalità e di speranza per i giovani in tutti i territori, sopratutto in quelli a rischio. Nel Tempo/Scuola vissuto da studente mi è stato insegnato a sognare, così Le ho scritto dei miei sogni
Mariarosaria Albano
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