“Le scuole aperte sono una priorità”. Bocche piene di parole vuote. Già a partire da queste ore, si stanno pigramente affacciando sul fronte scolastico diverse opinioni, la maggior parte delle quali totalmente contrarie al preannunciato (nonché tanto sperato) rientro in classe da parte di noi studenti.
Che sia chiaro: la scuola, il 7 gennaio, dovrà riaprire, senza se e senza ma. Tutti coloro che sostengono la chiusura integrale degli ambienti scolastici, a mio modo di vedere, non hanno ben compreso a pieno la gravità che sta (purtroppo) contraddistinguendo la nostra situazione attuale.
Noi, ragazzi delle superiori, siamo chiusi in casa da mesi, trascurati e abbandonati, costretti a trascorrere le nostre giornate in totale simbiosi con la tecnologia, impossibilitati a qualsiasi contatto/confronto sociale (soprattutto per via delle restrizioni imposte dai precedenti decreti e, ancor prima, dalle ordinanze regionali) e schiacciati da un modello di didattica quasi totalmente sterile e improduttivo, oltre che largamente spoglio di una essenziale componente pratica. Questa è la realtà che, da molto tempo ormai, la maggior parte di noi sta vivendo. Occorre solamente provare a immedesimarsi, al fine di comprendere.
Io frequento la quinta superiore, e non vedo i miei compagni (nonché amici) dal 13 ottobre. Tra pochi mesi, inoltre, molti studenti (come me) dovranno confrontarsi con l’ingresso nel mondo del lavoro e, ancor prima, con l’esame di stato.
Con il passare del tempo sta risultando sempre più evidente, nonostante molti ancora fingano il contrario, come la didattica a distanza non sia neanche lontanamente paragonabile a quella in presenza, soprattutto per via della completa mancanza di scambi umani tra docenti e alunni. Da sei ore (o più) di video-lezione ininterrotta si apprende poco o nulla, a prescindere dall’impegno e dalla volontà di tutti.
A fronte di queste urgenze, io vorrei lanciare un appello per chiedere che, nel corso di tutto il secondo quadrimestre, si dia assoluta priorità al rientro delle classi quinte (superiori). In caso di un sempre più probabile nuovo innalzamento della curva dei contagi, da esempio, una misura come questa (ovviamente se applicata con le giuste regole e secondo una specifica rotazione delle classi), non comporterebbe alcuna criticità e, allo stesso tempo, potrebbe rivelarsi salvifica per chi, come me, si ritroverà l’anno prossimo a doversi confrontare con un nuovo mondo.
Noi, studenti di quinta superiore, siamo adulti e responsabili. Comprendiamo la gravità della situazione ma, allo stesso tempo, chiediamo che la nostra scuola non venga mai dimenticata.
Michele Santospirito
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