Cari colleghi e cari lettori,
continuo a leggere di invettive e argomenti di natura surrettizia a commento di quanto sta succedendo nel mondo della scuola, la cui ricaduta più grave, a mio parere, è quella di gettare ulteriore discredito su una classe di lavoratori già da anni in sofferenza. Non mi dilungherò sul dispiacere nel costatare quanto molti colleghi vi stiano contribuendo in una maniera autolesionistica e incomprensibile, fagocitati, forse in modo inconsapevole, da piccoli invidie, rivendicazioni particolaristiche, quell’ordigno, architettato da altri, che mira a dividere per mere ragioni di controllo.
Ma la cosa più grave, che riscontro, soprattutto da parte di molti giornalisti, non ultimo tale Francesco Cancellato de “Linkiesta”, è il restituire della faccenda un racconto che non onora il vero, dove si evince chiaramente che chi scrive di scuola in realtà non ne capisce niente, e non ha avuto neanche cuore e responsabilità di informarsi a dovere, e che, cosa ancora più fastidiosa, lo faccia confondendo piani logici, tematiche, in maniera strumentale.
Qua, bisogna prima di tutto capire che si sta facendo una grande confusione, strumentalizzando argomenti di pancia come fa il caro Rondolino (il terrone cafone che fa rima con fannullone) per non scendere nei dettagli e chiarire la natura del problema.
Mi permetto spero in poche righe di spiegarlo.
Nell’estate 2016 si sta consumando un esodo mai avuto prima di insegnanti assegnati, a seguito della fase di perfezionamento dell’assunzione straordinaria, in modo casuale e obbligatorio su tutto il territorio nazionale. Parliamo di 100.00 persone come minimo (le domande di trasferimento sono 205.444).
L’assegnazione avviene secondo una procedura informatica, che ha tra l’altro ingenerato numerosi errori e pare non sia neanche conforme a quanto concordato tra sindacati e Istituzioni, ma il Governo non intende chiarire e rendere nota la procedura. Nessuno sa come è stato assegnato laddove si ritrova.
Gli insegnanti del Sud si ribellano, ma giornalisti, commentatori, anche colleghi, non fanno altro che rispondere che è “fisiologico”, e che, da sempre, è al Nord che bisogna andare per lavorare. Qualcun altro fa il simpatico dicendo: “cosa facciamo spostiamo gli studenti al Sud?”.
Va bene, ma tutto questo cosa c’entra? E’ da decenni che gli insegnanti del Sud si spostano volontariamente verso il Nord per lavorare, e basta guardare i numeri della classe docente del settentrione costituita per la maggior parte da insegnanti meridionali. E quindi?
Quindi il problema mi pare proprio che non sia questo, ma risieda nelle MODALITA’ con cui è stata condotta questa operazione, e in quello che queste modalità suggeriscono, nell’irresponsabilità di un Governo che poteva gestire questo processo in una maniera maggiormente equilibrata e rispettosa della dignità di questi lavoratori, che sono stati letteralmente presi in giro e tranquillizzati dalla stesso Premier (lo dico a chi ancora accampa l’argomento “lo dice la legge”).
Mi fa piacere diffondere questo video dell’aprile 2016, dove Matteo Renzi accusava di terrorismo psicologico quei sindacalisti che scoraggiavano l’invio della domanda di assunzione, perché in realtà il Governo aveva assicurato alla maggior parte di insegnare nei luoghi di residenza. Certo a novembre, nella fase delle assunzioni di “propaganda” dimenticando di dire che il perfezionamento dell’assunzione e la sede definitiva sarebbe stata assegnata solo questa estate. Ma nessuno parla di imbroglio.
https://www.youtube.com/watch?v=7500C-bRh-M
Perché assumere queste persone tutte insieme con la pistola alla tempia? Qualcuno si vada a leggere il comma 131 della legge 107, per favore. Giornalisti lo conoscete? Era chiaro che i posti non si potevano tirare fuori dal cappello per tutti, a fronte anche del rientro straordinario degli insegnanti meridionali da nord a sud. Molti avevano proposto tempi più lunghi e una gestione più accorta del problema. Ma niente. E allora perché?
Megalomania, irresponsabilità, e, qua voglio essere io sospettosa e dietrologica: inaugurare anche nel pubblico impiego il modello del lavoratore usa e getta tornando indietro di cento anni, vestendo tutto questo di “Merito” e “Necessità”?
E anche molti colleghi hanno abboccato a questo spot.
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