Le reti wireless mettono a rischio la salute nelle nostre scuole?

Seppur siano disponibili in letteratura studi e documenti che trattano l’argomento delle emissioni delle reti wireless (“senza fili”), alcuni redatti tra i più autorevoli organismi internazionali quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Agenzia Europea dell’Ambiente e Consiglio d’Europa, rimane comunque alta la preoccupazione soprattutto quando gli impianti Wi-Fi vengono installati all’interno di strutture scolastiche. D’altro canto, l’uso e lo sviluppo di queste tecnologie “wireless”, all’interno di istituti scolastici è incentivato e finanziato a livello nazionale dal Governo, che con il Piano eGov 2012 del Ministero per la Pubblica Amministrazione ed Innovazione, e il successivo decreto-legge n. 104 del 2013, ha previsto fondi da dedicare agli istituti scolastici, al fine di consentire l’acquisizione di dotazioni tecnologiche per servizi di connettività wireless, finalizzati a favorire l´uso delle nuove tecnologie e dei contenuti digitali nella didattica, quali, per esempio, il “Registro Elettronico”.

Alla luce di questo quadro di riferimento ricordiamo che in Italia la legge-quadro 36/2001 sui CEM (Campi ElettroMagnetici non ionizzanti), improntata al Principio di Precauzione, ha definito solo concettualmente gli strumenti per la minimizzazione delle esposizioni, riprendendo tali concetti dal D.M. 381/1998 sulle radiofrequenze e microonde (RF/MO), ma non ne ha fissato i valori numerici. Questi sono stati successivamente fissati dai due DPCM del 08.07.2003 per i CEM con frequenze estremamente basse ELF (Extremely Low Frequencies): p. es. (elettrodotti e strumentazioni elettriche), e per i CEM con frequenze alte/altissime (RF/MO: p.es. emissioni radio/TV, telefonia mobile, radar): 20 Volt/metro (V/m) come limite di esposizione, e 6 V/m sia come valore di cautela che come obiettivo di qualità. 

Aldo Domenico Ficara

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