Forse non tutti ricordano che la celeberrima Rita Levi Montalcini ha ottenuto il premio Nobel per la medicina, una delle pochissime donne ad aver ricevuto il premio in ambito scientifico, nel 1986.
Sono trascorsi 35 anni, ma il cammino delle scienziate italiane non è stato e non è ancora oggi facile.
La recente diffusione dei dati da parte di Eurostat rivela infatti che l’Italia, dati del 2019, si trova al ventinovesimo posto in Europa per la percentuale di donne scienziate e ingegneri sul totale.
In Spagna e in Svezia le donne scienziate sono quasi quanto gli uomini; in tre Paesi europei le donne scienziate sono più degli uomini: Danimarca (52%), Lettonia (53%) e Lituania (55%), al primo posto la Norvegia.
Se la media europea è del 41%, quella italiana ha un valore pari a 35.46% del totale, cioè su 100 persone scienziate o ingegneri meno di 35 sono di genere femminile, quindi quasi 400 mila contro 760 mila uomini.
Le scienziate italiane sono più numerose nel Nordest e al Centro, e meno nel Nordovest e al Sud; Sardegna e Sicilia hanno impiegato più donne delle altre regioni d’Italia nei settori scientifici.
Secondo il rapporto Istat Livelli di istruzione e ritorni occupazionali 2020, il divario di genere nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ha origine nei primi anni di scuola e si rafforza con la scelta della scuola secondaria e successivamente con quella universitaria.
In ambito accademico solo il 16,5% delle giovani si laurea in facoltà scientifico-tecnologiche; le italiane sono il 41% dei dottori di ricerca e il 43% dei ricercatori accademici. Solo il 20% sono professoresse ordinarie e solo il 7% le rettrici.
Le scienziate italiane impegnate nella ricerca biomedica, riunite nella Fondazione ONDA – Osservatorio Nazionale Salute della Donna e di Genere e in Women Scientists (TIWS), hanno di recente scritto In questa “Giornata internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza”, lo scorso 11 febbraio, che ha l’obiettivo di ricordare l’importante ruolo femminile in ambito scientifico, vorremmo richiamare la Sua attenzione su alcuni punti che riteniamo essenziali affinché questo ruolo venga largamente riconosciuto e ancor più rafforzato, rivolgendosi al premier Draghi per proporre una serie di progetti da realizzare.
Chiedono l’attuazione di programmi scientifici e sanitari da parte delle ricercatrici, per poter contribuire al controllo e all’arresto della pandemia da Covid-19, curare le malattie cronico-degenerative, le malattie rare, dare assistenza in ambito materno-infantile e in tutti i campi sanitari, ora trascurati a causa della pandemia.
Per questo le scienziate italiane propongono la costituzione di una task force comprendente più donne.
Chiedono, inoltre, iniziative per promuovere figure femminili che si distinguono per merito e competenza e di conseguenza ribadiscono la necessità e l’urgenza di eliminare le barriere culturali, giuridiche e amministrative che favoriscono il divario di genere.
Un’altra proposta è quella di dare il proprio contributo per una campagna informativa su vaccini, immunologia e salute globale, per evitare la confusione generata da una cattiva comunicazione.
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