Attualità

Le scuole devono essere presidi di antifascismo, basta con le ambiguità del Governo: lo dicono Rete studenti e Unione universitari

“Oggi, nelle nostre scuole e nelle nostre università, di antifascismo si parla poco”: lo scrivono la Rete degli studenti medi e l’Unione degli universitari (Udu) in una lettera indirizza ai ministri dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e dell’Università Anna Maria Bernini oltre che alla presidente Giorgia Meloni in occasione del prossimo 25 aprile.

Gli studenti ricordano le violenze avvenute negli ultimi tempi davanti ad alcune scuole italiane e commentano: “Non si possono ignorare le vostre gravi ambiguità proprio quando, sulla violenza fascista e neofascista, sarebbe stata necessaria una parola chiara. Perché siete voi, dagli scranni del Governo, a portare avanti una rimozione sistematica della matrice fascista dietro alla violenza di ieri e di oggi”.

Secondo Rete degli studenti e Unione degli universitari le dichiarazioni del ministro Valditara sulla lettera della preside Savino, quella della presidente Meloni sulla strage delle Fosse Ardeatine e quelle del presidente La Russa sull’attentato di Via Rasella non sono un caso e neppure “imprecisioni, gaffe o sgrammaticature”.

“Sono invece parole – sostengono – che rispondono ad uno schema politico chiaro, che tenta di cancellare le responsabilità del fascismo dalle stragi di ieri e dallo squadrismo di oggi”.
Ecco perché Rete e Unione chiedono al Governo che “scuole ed atenei siano presidi antifascisti, presidi di democrazia, presidi di diritti”.

“Per questo – affermano – ci appelliamo ai luoghi della nostra formazione: perché non concedano i propri spazi a chi non dichiari di aderire ai valori democratici, antifascisti e costituzionali; perché non concedano fondi, spazio politico e visibilità a realtà che agiscono al di fuori di quel dettato costituzionale. Vogliamo scuole ed atenei che siano presidi antifascisti, presidi di inclusività, presidi di uguaglianza, dove si costruisca un’educazione profonda contro l’oppressione patriarcale”.

Reginaldo Palermo

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