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Le scuole paritarie a rischio sopravvivenza, il cardinale Zuppi (Cei) chiede aiuti economici statali: “forniamo un buon servizio al Paese e aiutiamo i poveri”

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La scuola in Italia non è solo statale, c’è anche l’istruzione paritaria con un ruolo di primo piano che merita il sostegno pubblico. L’appello giunge dalla Città del Vaticano, dove il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, è intevento al convegno promosso da Cism e Usmi, presso la Pontificia Università della Santa Croce, sul tema: “È ancora possibile un pluralismo educativo?”.

“Qualcuno vuole restare in trincea, beh auguri!”, ha detto il numero uno della Cei. Quindi ha aggiunto: “Continuando a fare gli Orazi e i Curiazi per qualche punto in più di visibilità, non è fare un buon servizio al Paese“, “sulla scuola paritaria se c’è un’alleanza ci aiutiamo tutti”, ha sentenziato il cardinale Zuppi.

Il presidente della Conferenza episcopale ha quindi ricordato che “la crisi economica è talmente acuta da compromettere la sopravvivenza”: la pandemia da Covid, come noto, ha reso ancora più difficile la sopravvivenza i tanti istituti paritari.

Per questo non è solo “auspicabile” ma “proprio decisivo” un intervento di sostegno alla scuola paritaria, “che svolge un ruolo pubblico e dà un contributo decisivo all’istruzione nel nostro Paese”.

“La scuola cattolica – ha concluso Zuppi – non è un privilegio”, e ha ricordato che gli istituti di ispirazione cristiana “sono nati per i più poveri e puntano all’integrazione, ad esempio degli alunni con disabilità” o a fare da “ascensore sociale”.

Va ricordato che l’aumento di fondi pubblici per sostenere gli istituti scolastici paritari è stato negli ultimi dieci anni decisamente sostanzioso: secondo alcune stime i finanziamenti sarebbero addirittura triplicati, con un ulteriore incremento nel 2023 di altri 50 milioni di euro.

Detto questo, vale anche la pena ricordare che soprattutto nel primo ciclo di studi l’offerta formativa prodotta da scuola paritarie continua a sopperire alla mancanza di istituti pubblici. I quali, se attivati, avrebbero un costo per lo Stato decisamente maggiore di quello sostenuto oggi per avere in vita il servizio scolastico affidato a scuole di ispirazione quasi sempre cattolico-cristiana.