A lamentarsi per i contenuti della bozza della Legge di Bilancio 2025 ci sono anche le associazioni di gestori e genitori di scuole paritarie cattoliche e d’ispirazione cristiana: AGeSC, Cdo Opere Educative-Foe, Ciofs scuola, Faes, Fidae, Fism, Fondazione Gesuiti Educazione, Salesiani per la Scuola-Cnos Scuola Italia, facenti parte di Agorà della parità, sostengono che “il Ddl legge di bilancio 2025” non riporta alcun provvedimento né in termini di incremento dei fondi esistenti a favore delle scuole paritarie, né in termini di strumenti che favoriscano la libertà di scelta educative delle famiglie (voucher o incremento del tetto per le detrazioni delle spese di istruzione)”.
La mancanza di finanziamenti aggiuntivi, chiesti gran voce nelle passate settimane anche dal cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, appare in effetti sorprendente. Anche perché lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara solo un mese e mezzo fa aveva aperto al ‘Buono Scuola’ da mettere a disposizione delle famiglie per scegliere l’istituto scolastico, pubblico o paritario, dove iscrivere i propri figli.
Secondo il ministro sono ormai maturi i tempi per questo passo: “Se vogliamo una scuola pubblica a 360 gradi dobbiamo completare il percorso che in questi ultimi due anni ha visto grandi passi avanti. È il momento di completare l’opera”, ha detto Valditara.
Adesso, quindi, alla luce delle mancate disposizioni in loro favore, le scuole paritarie cattoliche e d’ispirazione cristiana fanno notare che siamo rimasti fermi ai buoni propositi: “a quasi 25 anni dalla Legge di parità 62/2000 rimane, pertanto ancora aperta la questione della parità economica. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti alcuni passi avanti in termini di risorse, i contributi ricevuti dalle scuole sono ancora residuali rispetto ai costi da sostenere ed è un dato di fatto che sono le famiglie a farsi ancora carico economicamente della scelta di libertà educativa per i loro figli”.
“A ciò si aggiunge una dinamica inflattiva (+15% l’effetto cumulato nell’ultimo triennio) che ha comportato un forte incremento delle spese di gestione ed un importante incremento del costo del personale previsto dal rinnovo dei CCNL di riferimento. Tale situazione ha comportato, per gli enti gestori, l’inevitabile innalzamento delle rette richieste alle famiglie”.
Associazioni e genitori cattolici evidenziano anche che l’anno scolastico 2023/24 “ha fatto registrare un incremento di iscrizioni di alunni con disabilità che si stima superiore al 10%. Alla copertura parziale dei costi degli insegnanti di sostegno è destinato un contributo ministeriale ad hoc (cap. 1477/2 pari a 113.4 mln. di euro) che purtroppo, sebbene incrementato da circa 3 anni, è ancora lontano da consentire una possibilità di accoglienza che non metta a rischio la sostenibilità economica delle scuole paritarie evitando ulteriori costi in capo alle famiglie”.
Da qui, l’invito “alle forze parlamentari alcune proposte di emendamenti al Ddl Bilancio 2025 che riguardano un incremento dei contributi per il sostegno alla disabilità e l’introduzione di strumenti che favoriscano la libertà di scelta educative delle famiglie. Confidiamo, pur consapevoli delle risorse disponibili, nella dovuta attenzione alle istanze rappresentate che riguardano circa 800.000 alunni delle scuole paritarie“.
Va comunque ricordato che l’aumento di fondi pubblici per sostenere gli istituti scolastici paritari è stato negli ultimi dieci anni decisamente sostanzioso: secondo alcune stime i finanziamenti sarebbero addirittura triplicati, con un ulteriore incremento nel 2023 di altri 50 milioni di euro.
Sui sovvenzionamenti statali anche noi avevamo detto: “Lo Stato spende circa 600 milioni di euro per le paritarie. La maggior parte dei soldi è ceduta alle scuole del primo ciclo. Le famiglie pagano comunque una retta”.
Detto questo, vale anche la pena ricordare che soprattutto nel primo ciclo di studi l’offerta formativa prodotta da scuola paritarie continua a sopperire alla mancanza di istituti pubblici. I quali, se attivati, avrebbero un costo per lo Stato decisamente maggiore di quello sostenuto oggi per avere in vita il servizio scolastico affidato a scuole di ispirazione quasi sempre cattolico-cristiana.
Rimane da sciogliere, comunque, sempre il nodo dell’interpretazione del dettato costituzionale, in particolare dell’articolo 33 della Costituzione, secondo cui “enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Il punto, quindi, è stabilire se le scuole paritarie siano o no pubbliche.
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