Secondo il prof. Forte infatti nel Ddl “c’è un’estensione del concetto di pubblica amministrazione che è incredibile” e all’articolo 2, dove si definisce la Pubblica amministrazione, mentre al punto g) si parla dei “soggetti in controllo pubblico; le amministrazioni di rilievo pubblico, nonché i gestori di servizi pubblici, le società a partecipazione pubblica che operano in regime di concorrenza, con esclusione di quelle quotate in mercati regolamentati, le scuole paritarie, le università non statali, i soggetti a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria, i soggetti comunque tenuti al rispetto del procedimento amministrativo”.
“Dal che si deduce”, sottolinea Forte, “che le università non sono più autonome, che le scuole private cattoliche, quelle paritarie appunto, rientrano nella Pubblica amministrazione”.
“Ma ce ne è per tutti i gusti con questa cosiddetta riforma della Pubblica amministrazione. Al punto e), si dice che fanno parte della Pubblica amministrazione anche “le amministrazioni nazionali, quelle territoriali e quelle di ricerca, nonché le scuole statali di ogni ordine e grado, le istituzioni educative pubbliche, gli ordini professionali”.
In questa scelta del governo, secondo l’ex ministro, ci sarebbe l’intenzione di “controllo della società civile. Matteo Renzi ha prima ottenuto il controllo del partito, poi ha vinto le europee e sulla base di questa vittoria ora si pone il problema del controllo dell’economia e della società civile italiana”.
In più, spiega Forte, c’è un “buonismo” inquietante per quanto riguarda le misure di part-time e trattamento di quiescenza: “All’atto del collocamento a riposo il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell’ultimo quinquiennio”. In pratica lo paghiamo noi!”
Anche nel caso del telelavoro si evince la stessa cosa, visto che “se uno lavora da casa prende lo stesso stipendio che guadagnerebbe in ufficio”.
In pratica, secondo il prof Forte, ci sarebbe da parte di Renzi, e quindi del suo governo, un tentativo di controllo della società civile, “può promettere, far favori ad alcuni, stabilire quanto si guadagna. Credo che una manovra simile l’abbia fatta Mussolini con la nazionalizzazione neocorporativa della società italiana”.