Le scuole paritarie della secondaria superiore sono frequentate solo da studenti ripetenti e provenienti da famiglie facoltose? Dai dati presentati dal Miur è chiaro che nella scuola privata primaria ci sono più studenti più giovani rispetto alla scuola pubblica mentre questo trend si inverte nella scuola privata secondaria superiore dove sono sovra-rappresentati gli studenti più vecchi, ovviamente bocciati. Questo aspetto si riscontra nella distribuzione, nell’ambito dei diversi ordini e gradi di istruzione, degli alunni delle scuole non statali secondo l’età.
Al di là di una presenza significativa di anticipi rispetto all’età regolare negli anni iniziali di ogni ciclo di studio, è da sottolineare la numerosità degli alunni con oltre 21 anni nelle scuole secondarie superiori (un’analisi per anno di corso evidenzierebbe che tre studenti su quattro appartengono al 5° e ultimo anno); una quota così elevata di studenti oltre i ventuno anni di età trova una motivazione nel fatto che negli ultimi anni di corso si concentrano numerose iscrizioni di giovani precedentemente usciti dal circuito scolastico.
Per quanto riguarda la provenienza degli studenti da famiglie facoltose si fa riferimento ad un articolo dove si scrive: “Giorgio Brunello (professore di Economia all’Università di Padova) e Daniele Checchi (professore di Economia del lavoro all’Università Statale di Milano) in un articolo su lavoce.info scrivono che “questo significa che la scuola privata accoglie in modo preponderante studenti bocciati dalla scuola pubblica, e cerca di tenerli all’interno del sistema scolastico: un’opportunità accessibile prevalentemente ai figli delle famiglie più abbienti”.
La scuola privata invece si conferma scuola “elitaria” dal punto di vista dei redditi delle persone che vi accedono.
Il già citato Daniele Checci e Tullio Jappelli (professore di Economia Politica presso l’Università di Napoli Federico II e Research Fellow del CEPR) – riproponendo dati della Banca d’Italia del 2002 (purtroppo non riproposti in futuro) – scrivono “dai dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia, emerge che tra le famiglie a basso reddito (il 25 per cento più povero) la percentuale di iscritti alla scuola elementare non statale è del 2,8 per cento; in quelle ad altoreddito (il 25 per cento delle famiglie più ricche) è dell’11,8 per cento. Un divario analogo si registra per la scuola media (1,7 per cento contro 6,8 per cento) e per la superiore (1,2 per cento e 6,7 per cento)”.