Martedì 5 maggio, anche a Firenze come in altre città italiane, il mondo della scuola scende in piazza contro il disegno di legge del governo, attuazione del piano della “Buona scuola”, un nome accattivante con cui di Renzi vuole imporre un modello di scuola opposto alla una scuola inclusiva, democratica e partecipata per la quale siamo scesi in piazza a manifestare.
Vogliamo una scuola con finanziamenti statali e non una scuola che si regge con i contributi delle famiglie; una scuola in cui tutti i precari siano assunti e in cui vi siano investimenti per l’edilizia scolastica. Vogliamo una scuola in cui la libertà di insegnamento sia garantita e non condizionata dai test Invalsi, che impoveriscono la didattica e pretendono di valutare docenti e studenti con i quiz a crocette.
Siamo oggi in piazza (e lo saremo ancora il 6 e il 12 maggio) per difendere la scuola pubblica, degna di un paese civile, così come è stata voluta dalla nostra Costituzione.
10 buoni motivi per bocciare la “buona scuola”:
1) perché disegna una scuola autoritaria
Il disegno di legge prevede di ridurre gli spazi decisionali di tutti gli organismi democratici delle istituzioni scolastiche basati sulla la partecipazione alla gestione della scuola da parte di tutte le componenti (docenti, ata, genitori e studenti) e attribuisce tutti i poteri ad una sola figura: il Dirigente Scolastico. Di fatto il Dirigente Scolastico diviene signore assoluto della scuola con una privatizzazione evidente di quello che dovrebbe essere il ruolo di una istituzione pubblica. Il Dirigente potrà attribuire incentivi economici, scegliere gli insegnanti da assumere e da licenziare a suo insindacabili giudizio, alimentando meccanismi clientelari di assunzione e gestione del personale.
2) perché non è vero che il precariato verrà eliminato
Nella scuola lavorano centinaia di migliaia di precari con contratti rinnovati anno dopo anno: sono circa il 20% del totale dei dipendenti e la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia per infrazione alle norme comunitarie a causa del ricorso abituale ai contratti a tempo determinato. Renzi prima ha annunciato l’assunzione di 150.000 precari, poi li ha ridotti a 100.000. Tutti gli altri però con il meccanismo previsto dal DdL verranno licenziati. Inoltre senza l’adozione di un decreto d’urgenza le assunzioni per il prossimo anno scolastico rischiano di saltare del tutto.
3) perché non c’è il risanamento delle strutture edilizie
Nel DdL agli articoli 18, 19 e 20 si prevede solo l’utilizzo dei residui di Fondi stanziati negli anni passati e l’unico finanziamento vero è quello di 40 milioni di euro previsto dall’articolo 20 comma 1. Abbiamo ben chiaro il significato di ciò: 40 milioni di euro ripartiti tra le 8.000 istituzioni scolastiche significano 5.000 euro ad istituto.
4) perché non c’è un adeguato finanziamento della scuola pubblica
Il recente rapporto dell’Ocse “Uno sguardo sull’Istruzione 2014” ci dice che tra il 1995 e il 2011 in Italia la spesa per studente è diminuita del 4%. Tra i 34 Paesi Ocse presi in esame, l’Italia è l’unico che registra una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011 (‐3%, la media Ocse invece registra +38%) ed è il Paese con la riduzione più marcata di investimenti (‐5% tra 2000/2011). Calano anche gli stipendi degli insegnanti. Tra il 2005 e il 2012, le retribuzioni dei docenti con 15 anni di anzianità sono scese del 4,5% e sono ulteriormente sono calate negli ultimi 3 anni. Nello stesso tempo il DdL aumenta il finanziamento della scuola privata prevedendo la detraibilità delle spese sostenute per la frequenza scolastica (fino a 400 euro anno ad alunno) (art. 17)
5) perché limita la libertà di insegnamento e sviluppa la competizione
Curriculum dell’insegnante pubblicato nel portale della scuola – formazione obbligatoria scelta dai Ds – premi per il merito assegnati dai Ds – centralità dei quiz Invalsi per valutare il merito: questa è la ricetta prescritta dal DdL per scatenare la competizione e la concorrenza individuale tra i docenti – come nelle aziende private ‐ perché questo migliorerebbe la qualità della scuola. Sia ben chiaro, tra i docenti, come tra tutti gli esseri umani, esistono differenze: nella conoscenza dei saperi disciplinari, nell’approccio didattico, nel coinvolgimento motivazionale degli studenti, nella capacità di stabilire la relazione su cui si fonda l’apprendimento, anche semplicemente nella capacità di catturare l’attenzione. Ma la domanda è: mettere in competizione i docenti tra di loro e gerarchizzarli, migliora la qualità della scuola o la peggiora? La scuola ha bisogno di competizione o di cooperazione e collegialità?
6) perché creerà il caos da settembre per le supplenze brevi
L’ultima finanziaria ha previsto dal prossimo settembre l’eliminazione delle supplenze di un giorno per i docenti e fino a 7 giorni per custodi e impiegati. Il disegno di legge prevede l’eliminazione di tutte le supplenze brevi (cioè fino a 10 giorni) che dovrebbero essere affidate ad insegnanti che lavoreranno su “reti di scuole”. Il caos è assicurato.
7) perché trasforma gli studenti in “apprendisti obbligati”
A partire dalle classi terze “almeno” 400 ore per il triennio dei tecnici e professionali e 200 per quello dei licei devono essere destinate alla formazione aziendale, che può, ma non deve necessariamente essere svolta durante la sospensione delle lezioni. Anche questo è deciso dal Dirigente Scolastico nell’ambito dell’elaborazione del Piano triennale. Il percorso formativo viene riportato all’interno di un curriculum pubblicato nel Portale unico dei dati della scuola. (Art. 14 comma 1) che raccoglierà tutti i dati relativi al percorso degli studi, comprese le esperienze “obbligatorie” di alternanza scuola lavoro presso le ditte che hanno pattuito accordi con il Dirigente.
Anche queste parti del disegno di legge si legano ad esigenze neanche tanto velate di subordine al mondo del lavoro. Quanti ragazzi e ragazze cambiano interessi, attitudini, convinzioni, ecc nel corso degli anni. Segnare passo passo il loro percorso scolastico ed extra scolastico prefigura una volontà di inutile controllo sulla loro crescita complessiva che è refrattaria a misurazioni di tipo quantitativo. Il rischio poi di violazione della privacy è evidente.
8) perché non è vero che si riduce il numero di alunni per classe
Anche la riduzione del numero di alunni per classe, strombazzata su tutti gli organi di stampa, è puramente virtuale perché potrà essere realizzata solo a condizione di non creare alcuna spesa aggiuntiva e nei limiti dell’organico assegnato, spostando gli alunni da una classe all’altra, il tutto rimesso alla discrezionalità del DS.
9) perché affida il controllo sulla qualità all’Invalsi
La qualità della scuola si basa sulla disponibilità di mezzi e risorse. Il governo (come i precedenti) taglia le risorse e affida il controllo sulla qualità all’Invalsi con test basati su ambigui indovinelli. I risultati degli Invalsi non sono nemmeno utili per avere un quadro statistico sulle scuole in Italia perché riescono solo e rilevare ovvietà che sono sotto gli occhi di tutti (ad es. la differenze Nord – Sud o le differenze sociali…). Inoltre i quiz Invalsi non per niente oggettivi e condizionano negativamente la didattica.
10) perché stravolge la scuola disegnata dalla Costituzione
“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
“La Repubblica istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”.
“Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Questa è la scuola che vogliamo!
Infine: La Repubblica è fondata sul lavoro, non la Scuola!