Eppure, sostiene l’ex ministra Mariastella Gelmini, insieme con la responsabile scuola di FI, Elena Centemero, questa specifica formazione nel dopoguerra ha concorso allo sviluppo del Paese «dotando il sistema produttivo di competenze qualificate attraverso periti industriali, geometri, ragionieri, grazie ai quali oggi l’Italia può vantare di essere il secondo Paese manifatturiero dopo la Germania».
Rilanciare l’istruzione tecnica dovrebbe essere dunque, per Gelmini e Centemero, una delle priorità di questa governo che dovrebbe pure pensare al momento in cui si uscirà dalla crisi e quindi le industrie avranno bisogno di tale personale.
Dal 2010 a oggi, sottolinea Il Sole 24 Ore, c’è stato un calo dei ragazzi che hanno scelto i tecnici (dal 33,5% al 30,5% del totale iscritti alle superiori). Frutto di mancata attenzione da parte degli ultimi Governi: Maria Chiara Carrozza, in ossequio alla spending review, ha soppresso la cabina di regina ministeriale scuola-lavoro. Ma anche di uno strabismo tutto italiano: l’incidenza dei tecnici sul totale degli occupati è intorno al 20% – e ci sono circa 50mila profili “introvabili” mentre il tasso di disoccupazione giovanile supera il 40 per cento. Un paradosso, mentre «l’espansione dell’offerta formativa senza specializzazioni e senza collegamento con la domanda delle imprese crea solo disoccupati».
«A breve quando si uscirà dalla crisi e dagli effetti della riforma delle pensioni Monti-Fornero c’è il rischio di non aver pronti giovani preparati a coprire il turn-over».
Per questo, oltre al ripristino di una struttura interdipartimentale per l’istruzione tecnica, annunciata il 17 marzo scorso da Stefania Giannini, ma rimasta finora lettera morta, sono urgenti altri aggiustamenti: più attività laboratoriali, decollo dei poli tecnico professionali, e riconoscimento dell’alternanza nella seconda prova agli esami di stato, mentre teniamo a ricordare che fu proprio Romano Prodi a cercare di implementare meglio e di più l’istruzione tecnica, così come anche dice l’ex ministro Luigi Berlinguer: «Non ci scordiamo dell’istruzione tecnica. Vanno valorizzate le competenze trasversali e il collegamento con il lavoro. Negli altri Paesi Ue la formazione on the job è una cosa seria, deve diventare così anche in Italia».
«L’indirizzo tecnico va valorizzato perchè è il settore dell’istruzione che può offrire un accesso più immediato al lavoro. E l’alternanza, assieme all’apprendistato, sono esperienze fondamentali».
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