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Le scuole Vittra non hanno né orari né aule

L’idea guida di queste scuole, si legge su Wired.it, è quella di lasciar liberi i propri studenti, tra i 6 e i 16 anni, in spazi sì, predisposti per lo studio, ma non predefiniti.
Ogni scuola del Consorzio Vittra si compone di un’area centrale aperta da cui si diramano stanze laterali con pareti di grande vetri. Le aree principali sono Laboratory, Watering Hole, Campfire, Cave e Show Off, che corrispondono al laboratorio, all’area di ritrovo, alla zona per i progetti ed i lavori collettivi, alla sala lettura o relax e al teatro.
Ogni stanza, che sia quella con i gradoni o quella con i cuscini oversize, può poi essere adibita ad aula studio, stanza dei compiti, dei giochi o della musica a seconda dell’esigenza di studenti e insegnanti.
Non sono ammessi scarpe e cappotti per non ingombrare i movimenti anche perché le scuole sono dotate sia di un designer essenziale e poi sistemi eco-sostenibili: pannelli solari, legno da coltivazioni intelligenti e numerose piccole accortezze eco-friendly.

La prima scuola Vittra, quella di Rösjötorp, è stata fondata nel 1994 ma è solo con la recente apertura della quinta tecnologica filiale, che ha visto l’architetto Rosan Bosch impegnata nella ristrutturazione dell’ex impianto industriale Ericsson, che la filosofia Vittra ha iniziato ad attrarre l’attenzione mondiale di architetti così come di educatori, nonché un boom di richiesta di iscrizione che sono accolte, non già per sorteggio o per test, ma in base all’ordine di arrivo.
Sei sono gli obiettivi delle scuole Vittra:
trovare l’approccio adatto per incoraggiare le loro naturali inclinazioni;
cercare, quanto più possibile, di affiancare allo studio l’esperienza reale;
incentivare l’utilizzo del metodo di studio proprio di ogni studente, tentando di stimolarne la curiosità;
credere sinceramente nelle capacità di tutti gli alunni e prendere sul serio ogni loro domanda;
insegnare a comunicare e a lavorare nel costante rispetto altrui;
fornire le basi per un apprendimento il più internazionale possibile, insegnando fin da subito l’inglese e favorendo gli scambi culturali.
Queste scuole sarebbero comunque finanziate sia da privati e sia dallo Stato, mentre gli studenti non debbono pagare nessuna retta, venendo loro solo richiesto di imparare.
Non è dunque una scuola di élite, né per censo o per diritto ereditario, ma luogo aperto a tutti coloro che ne fanno richiesta, visto che per entraci basta una domanda inviata in tempo. Averne in Italia appare “fantascienza”, ma non per mancanza di inventiva e capacità didattiche, più prosaicamente per difetto di cultura civica, quella stessa che ha permesso la “terra dei fuochi”, la corruzione impunita, il disinteresse al controllo democratico di chi gestisce la “Cosa pubblica”, insieme alla non lettura sia di giornali e sia di libri di cui l’aspetto più appariscente e emblematico è il disfacimento dei templi della cultura, dai siti archeologici a quelli teatrali e museali.

Pasquale Almirante

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