Attualità

Le scuolette valdesi: dal passato una forte testimonianza educativa

Il 17 febbraio del 1848 il re Carlo Alberto di Savoia, mentre l’Europa assisteva ad alleanze e guerre tra Stati, per la ridefinizione dei confini, dei poteri e degli assetti politici, in una piccola zona al confine della Francia, dove da secoli si era rifugiata la minoranza protestante più antica d’Italia, i valdesi, annunciò che questi ultimi, perseguitati e costretti molte volte a dolorosi esili, erano finalmente liberi e avrebbero avuto gli stessi diritti degli altri abitanti del Regno del Piemonte. Fin qui la notizia, che fu festeggiata di valle in valle con tanti falò e che ogni anno si ricorda come “la festa della libertà” nella comunità valdese, potrebbe riguardare soprattutto i circa 30.000 valdesi che sono oggi in Italia, più qualche altro migliaio disperso tra Sudamerica, nord Carolina negli USA e diversi Stati Europei (Germania, Svizzera, Olanda, Regno Unito). I valdesi però non furono solo testimoni di una forte e solida coesione, non solo hanno nel tempo resistito a persecuzioni e emigrazioni forzate, ma sono nella loro tradizione millenaria testimoni di un modello pedagogico, che vide già nel XVII secolo la costruzione, anche in aree estreme e remote delle valli alpine, di piccole scuole rurali.

Le Petite Ecoles

La Bibbia fu il primo testo scolastico per tanti bambini e si ha testimonianza di una rete di scuole primarie fin dal XVI secolo, organizzate in modo rudimentale, per cui spesso l’aula era la stalla, il libro di testo la sola Bibbia, l’insegnante una persona qualsiasi che sapesse leggere e scrivere. Poi negli anni Trenta dell’Ottocento, in ogni comunità oltre alla “Grande École” o “École paroissiale”, la vera e propria scuola elementare situata solitamente nel centro del paese, sorsero presso le diverse borgate un numero variabile di “Petites Écoles”, o scuole di quartiere, le quali fornivano un’istruzione di base e concentravano spesso la loro attività nei mesi invernali. Il modello pedagogico e didattico era quello delle classi pluriclassi, a cui accedevano – fatto non comune nel resto d’Italia – maschi e femmine. Grazie all’impulso del generale inglese Charles Beckwith, furono costruite scuole in edifici adatti, che portano ancora oggi il nome del loro promotore. Nel giro di pochi anni l’alfabetizzazione delle valli raggiunge picchi incredibili, non confrontabili con nessun’altra realtà italiana all’epoca contemporanea, dove i livelli di analfabetismo erano capovolti, rispetto a quella dei valdesi del Piemonte.
Queste scuole erano amministrate direttamente dagli organi della Chiesa Valdese ed era il Sinodo, la riunione annuale di tutti i rappresentanti delle chiese in Italia e all’estero, a definirne l’ordinamento scolastico, anche per rispondere alle esigenze di istruzione della popolazione valdese, che fino al 17 febbraio del 1848 era priva dei diritti civili. Le autorità locali furono spinte ad inserire nei propri bilanci il capitolo dell’istruzione, fatto raro nel resto dell’allora paese non ancora unificato. All’inizio del 1900, nell’Italia unificata, tutto l’ordinamento scolastico passò allo Stato e nelle scuolette, un centinaio, vennero mantenuti quali insegnamenti complementari l’istruzione biblica e il francese.

La formazione dei docenti

Le scuolette erano dotate di materiali innovativi che lo stesso Beckwith fece arrivare dall’Inghilterra, sua patria di origine, e inoltre – stiamo parlando della prima metà del XIX secolo – organizzò corsi di aggiornamento per i docenti presso la Scuola Normale di Losanna e introdusse l’uso dell’italiano, in un territorio prevalentemente francofono, finanziando la formazione a Firenze di pastori valdesi, che al loro ritorno svolsero corsi intensivi di italiano. Inoltre, fondò le ecole des filles, per favorire l’istruzione delle ragazze dai dieci ai sedici anni, per poter dare loro l’opportunità di trovare lavoro. Creò anche una scuola per ragazze più grandi, le pensionnat, con personale reclutato all’estero, soprattutto in Svizzera, frequentato sia da ragazze delle classi più elevate non solo delle Valli, ma di Torino, Milano, ma anche da chi non aveva risorse, grazie a delle borse di studio.

Le scuolette oggi

Oggi il patrimonio delle scuolette Beckwith, che in origine erano 117, si sta lentamente riducendo: alcune sono cadute in rovina, altre sono state vendute e altre ancora sono utilizzate come sedi riunioni della comunità valdese locale. Una sola, nella val d’Angrogna, ai piedi delle Alpi Cozie, è diventata un museo scolastico, e il visitatore può davvero calarsi nel passato sedendo ai banchi di legno, ascoltando le storie che le guide locali narrano, e provando ad immaginare quei bambini e quelle bambine che lì imparavano a leggere e scrivere, portandosi dietro il ceppo di legno che avrebbe riscaldato la scuola.

Carmelina Maurizio

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