I lettori ci scrivono

Le sette piaghe della scuola pubblica

La scuola pubblica è un bene comune e come tale andrebbe preservato e curato.

La democrazia liberale non può vivere senza i suoi pilastri portanti: scuola, sanità, giustizia, beni comuni.

Oggi, ognuno di questi beni è sottoposto ad una aggressione e ad incuria senza precedenti.

La scuola, in modo particolare, è già ridotta da tempo a mera istituzione caritatevole, così come accadeva prima che gli Stati incominciassero a prendersene cura.

Nella scuola si sono susseguiti Ministri incompetenti e governi incapaci di approntare una riforma organica che la rendesse capace di agire in nuovi contesti.

Studenti e famiglie, intanto, hanno progressivamente attribuito alla scuola il semplice compito di accudire ed intrattenere.

Chi può, si forma altrove!

I titoli di studio di fatto non hanno alcun valore legale: si vendono e si acquistano a buon mercato.

La professionalità docente è minata nelle fondamenta da un arruolamento sciatto e clientelare, il più delle volte acquisito a suon di quattrini, crediti formativi e partecipazioni a corsi istituiti da chi coltiva più di un conflitto d’interesse.

La governance della scuola non è democratica, gli organi collegiali sono oramai vuoti e silenti.

I dirigenti scolastici svolgono una debole funzione amministrativa e dispensativa dei fondi che a pioggia cadono su quella che avrebbe dovuto essere la scuola dell’autonomia: si disegnano, almeno sulla carta, progetti straordinari, ma quotidianamente si deroga all’ordinario.

 Mala tempora currunt…

Carlo Schiattarella

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