Quali sonole grandi sfide che i bambinisi troveranno ad affrontare nel 2022? Save the Children ha provato a mappare le 7 più importanti aree di intervento da affrontare nel prossimo anno. La riflessione della ultracentenaria onlus internazionale parte dalla consapevolezza che il 2021 che sta terminando è il secondo anno di pandemia, che nel mondo ha messo milioni di bambini nella condizione di affrontare nuovi problemi, il virus, dicono, ha agito infatti come un grande acceleratore delle disuguaglianze, soprattutto nelle aree più disagiate del pianeta.
Le 7 sfide
La sfida numero uno, a livello globale, è quella che riguarda la crisi alimentare: nel 2021, la pandemia da Covid-19, i conflitti e i cambiamenti climatici hanno portato milioni di bambini in più alla malnutrizione e nel 2022 si stima che due milioni di bambini sotto i cinque anni moriranno per cause legate alla fame.
Un’altra grande sfida riguarda la scuola: tornare sui banchi per molti bambini, bambine e adolescenti nel mondo non sarà un’impresa facile. La stima di Save the Children è che 117 milioni di bambini in tutti i paesi non vadano ancora a scuola a causa del Covid-19. Questi si aggiungono ai 260 milioni di bambini che non frequentavano le lezioni anche prima della diffusione del virus, con le ragazze particolarmente a rischio di abbandono scolastico. In questo contesto si collocano nello specifico anche le sfide della scuola italiana, che in linea con quanto emerge a livello mondiale, sta vivendo un periodo difficilissimo, al quale più volte è stato risposto da misure che lo stesso ministro Patrizio Bianchi ha di recente sottolineato, con un significativo programma di investimenti, si parla infatti di oltre 5 miliardi destinati al settore education.
Nel 2020 i giovani che hanno abbandonato prematuramente gli studi in Italia sono stati il 13,1%, percentuale che raddoppia se parliamo di alunni di origine straniera. Sulla base dei dati del Ministero dell’Istruzione pubblicati nel 2021 e relativi all’anno scolastico 2019/20, si trova in situazione di ritardo scolastico il 29.9% degli alunni con cittadinanza non italiana e fra gli italiani l’8.9%.
Altro punto fondamentale segnalato da Save the Children è la sfida posta dai bambini forzatamente in guerra in diverse parti del mondo: sono almeno 450 milioni quelli che in zone in conflitto. L’impegno della onlus è quello di fare in modo che 112 paesi aderiscano alla Dichiarazione sulle scuole sicure nelle zone di guerra, un impegno politico intergovernativo per proteggere studenti, insegnanti, scuole e università dai peggiori effetti dei conflitti armati.
E la quarta priorità è connessa a quest’ultima, poiché Save the Children conta nel mondoda 85 a 110 gruppi armati in cui sono reclutati i bambini, con un aumento di piccoli del 10% rispetto all’anno precedente. Non può mancare, quinta sfida, quella climatica: i bambini nati nel 2020, affermano i responsabili di Save the Children, saranno esposti a eventi climatici estremi molto più che in passato e le ondate di calore li colpiranno in media 7 volte in più rispetto ai loro nonni, subiranno 2,6 volte in più la siccità, 2,8 volte in più le inondazioni dei fiumi e circa 3 volte in più la perdita dei raccolti agricoli e il doppio gli incendi devastanti. Nonostante le promesse di COP26 di Glasgow e l’impegno senza confini di Greta Thunberg, le promesse fatte dai leader mondiali rimangono inadeguate ei bambini saranno quelli che più soffriranno dell’inerzia degli adulti di fronte al disastro ambientale in corso.
La sesta sfida proposta da Save the Children è quella di trovare un rifugio a chi è costretto ad abbandonare le proprie case, mettendo al centro le persone e non le frontiere, riunendo ciascun rifugiato alle loro famiglie, soprattutto quando si tratta di minori.
In ultimo, la sfida numero sette è combattere la mortalità infantile: con la pandemia, le pressioni sui servizi sanitari di tutto il mondo hanno causato malattie che in precedenza erano quasi state debellate, ed esiste una possibilità molto concreta che il tasso di mortalità infantile cresca nel 2022.