Nell’ultimo numero di Robinson – il supplemento culturale di Repubblica – la nota scrittrice Elena Ferrante si racconta attraverso tutta una serie di interviste rilasciate nel corso degli anni a librai e traduttori. Tra i tanti ricordi che affiorano, alcuni sono legati ai suoi anni di liceo: “quanto alla scuola, so poco di come funziona oggi. Quella che ho fatto io trasformava letture, che da grande ho trovato meravigliose, in noiosissimi esercizi che dovevano ricevere un voto”
Un atto d’accusa contro la didattica dell’Italiano in uso negli anni in cui la scrittrice ha frequentato il liceo? O una critica generale alla Scuola che non riesce a trasmettere l’amore per la lettura alle giovani generazioni? Oppure, più banalmente, la registrazione di un’oggettiva evidenza?
In realtà, se analizziamo l’approccio alla letteratura che normalmente si propone agli studenti, soprattutto nella secondaria superiore, ci si accorge che il metodo è in larga parte il seguente: libro di testo, lettura di un brano scelto tratto da un’opera, esercizi di comprensione e interpretazione proposti a corredo dall’autore del manuale, spiegazione dell’opera da cui è tratto il brano. O al contrario: spiegazione generale dell’opera, lettura di un brano, esercizi sul brano. L’alunno, bene che vada, acquisirà le nozioni utili per comprendere dal punto di vista tecnico un brano di prosa o una poesia, imparerà le principali figure retoriche, la differenza tra fabula e intreccio. Avrà, contestualmente, imparato ad amare la lettura?
Probabilmente sì, se si guarda al bicchiere mezzo pieno: gli ultimi dati Istat ci dicono che la quota di lettori tra i 15 e i 17 anni è del 54,5% (dato in crescita rispetto alle precedenti rilevazioni). Probabilmente no, se si osserva il bicchiere mezzo vuoto: la metà dei giovani tra i 15 e i 17 anni non legge libri.
Naturalmente, a corredo dell’approccio più su descritto, i nostri docenti di italiano attivano una serie di altre attività rivolte agli studenti: partecipazione a convegni e seminari, incontri con autori, visite guidate a biblioteche e archivi. Insomma, di certo non ci si limita al libro di testo. Ma spesso questo non basta.
Proviamo, qui a immaginare delle attività strutturare e continuative che potrebbero aiutare nella difficilissima impresa di fare innamorare della lettura un quattordicenne italiano, così assorbito da altre forme di comunicazione legate al web, ai social, ai video game.
In un qualsiasi liceo un docente ha a disposizione mediamente 4 ore settimanali per l’insegnamento dell’italiano: si potrebbe, ad esempio, attraverso un progetto specifico finanziato dal Ptof, una donazione privata o un’autotassazione, arredare le proprie aule come vere e proprie biblioteche: vivere ogni giorno circondati da libri – che molti ragazzi non trovano nelle loro case – guardarli, toccarli, sfogliarli, aiuterebbe a creare un’atmosfera propizia ad un graduale avvicinamento alla lettura. Una delle quattro ore settimanali potrebbe essere dedicata – per tutto l’anno scolastico – alla lettura collettiva di un libro.
Una lettura guidata dal docente ma al tempo stesso libera e creativa, nel senso che in qualsiasi momento chiunque può interromperla per porre una domanda, sollevare una perplessità, esprimere un’emozione. Un po’ come si fa in certi cineclub alternativi, in cui la discussione non è confinata alla fine del film ma sollecitata dagli spettatori che lo desiderano chiedendo, in qualsiasi momento, l’interruzione del film.
La scelta del libro sarà gestita, a turno, dagli alunni stessi per evitare che la lettura possa assumere l’aspetto di un’imposizione da parte dell’insegnante. Periodicamente, inoltre, si potrebbero organizzare delle sfide attorno a un libro tra classi dello stesso Istituto, sul modello della trasmissione Rai “Per un pugno di libri” .
Sicuramente di esperienze del genere ce ne saranno già in Italia (invitiamo, anzi, tutti i docenti che lo volessero, a farci partecipi delle loro iniziative in proposito) ma riteniamo indispensabile che si dia vita e vivacità alla lettura, rendendola un momento di vita vissuta totalmente slegata da logiche di voto e di valutazione.
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