Categorie: Alunni

Le simulazioni sarebbero un optional per metà dei maturandi

1 studente su 2, per un campione di 2.500, dichiara che i loro prof non avrebbero organizzato simulazioni di prima o seconda prova in funzione degli esami di stato. Il 40% inoltre non saprebbe come sia composta la terza prova, per cui questi ragazzi non avrebbero un’idea concreta di come si svolgono gli scritti di maturità, in mancanza di esercitazioni.
Peggio, dice sempre Skuola.net, in vista del colloquio orale, inevitabilmente improvvisato sul momento per 3 ragazzi su 4 che non avrebbero mai fatto le prove generali della presentazione della tesina davanti ad una commissione composta da prof competenti in diverse materie.

Nel particolare solo il 50% circa degli intervistati, su 2500, avrebbe svolto simulazioni di prima e seconda prova, mentre per quanto riguarda lo scritto di italiano, solo 1 su 3 ha simulato la prova d’esame più di una volta, e il 18% una volta sola. Si ferma invece al 27% la percentuale di chi ha provato il secondo scritto più volte, mentre per il 23% è stato un evento unico. Va meglio per quanto riguarda la terza prova, il quizzone più odiato dagli studenti. Il 60%, di quel 50%, afferma di aver fatto simulazioni di questo tipo in classe, chi una volta (13% circa), chi più di una (45% circa). La situazione precipita invece per quanto riguarda il colloquio orale, mai sperimentato per 3 ragazzi su 4.
Dunque, solo 1 ragazzo su 10 sostiene di aver provato il colloquio durante l’anno scolastico almeno una volta e la stessa percentuale circa dice di averlo fatto più volte. Niente presentazione della tesina, niente collegamenti tra discipline e niente interrogazione su più fronti.
Tuttavia, chiede Skuola.net, queste simulazioni, quando vengono organizzate, sono utili per la preparazione? Complessivamente, la risposta degli studenti è positiva. Ma non quanto ci si aspetterebbe, soprattutto in merito agli scritti. Per il 46% circa infatti si tratta dell’ennesimo compito in classe che, più che aiutare gli studenti, li appesantisce con un ulteriore carico di studio. Per il 15% invece sono utili, ma solo per sperimentare metodi di copiatura. Per i restanti 2 su 5 circa, finalmente, sono una preziosa occasione per capire a cosa si va incontro. Molto più decisi i pochi fortunati che si sono esercitati sul colloquio orale durante l’anno scolastico: quasi il 90% lo ha trovato utile per correggere i propri errori, o per gestire l’ansia.
E se queste “proiezioni” sono attendibili, la domanda che ci facciamo, relativamente a quel 50% che non ha mai effettuato le simulazioni, è la seguente: come mai le famiglie, così sensibili ai rimproveri, non si fanno sentire? E i dirigenti? Come mai i dirigenti non vigliano con le dovute attenzioni, come fanno per le prove Invalsi, per fare rispettare una disposizione ministeriale presente nella normativa sugli esami di stato? E i consigli di classe? Come mai i consigli di classe non si adoperano per implementare una disposizione così importante per i loro alunni?
Si è sempre pensato, è vero, che in qualche scuola le simulazioni non venissero effettuate per una serie di motivi, ma che il 50% degli studenti non sappia nemmeno cosa siano, è grave. Tranne che, e ci pare spiegazione plausibile, quel campione di 2500 ragazzi graviti tra quelle poche scuole dove non si pensa di utilizzare le simulazioni; oppure quello descritto da Skuola.net è un campione che, come quello che ci propinano i sondaggisti negli exit poll alle elezioni politiche, non è del tutto attendibile e preferisce la “menzogneria”, per il semplice piacere di… simulare Pinocchio.

Pasquale Almirante

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