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Le sontuose Olimpiadi cinesi tra 100 milioni di analfabeti

Mentre gli occhi di tutto il mondo erano puntati sull’imponente e scenica cerimonia d’avvio delle XXIX Olimpiadi nello stadio di Pechino, almeno 100 milioni di cinesi lontani delle città e dallo sviluppo economico continuavano a vivere senza sapere né leggere né scrivere. Un record che la Cina cerca di tenere nascosto, del resto come molti altri, ma che negli ultimi anni non si è nemmeno adoperata più di tanto per contrastare.
La campagna di alfabetizzazione, iniziata ai tempi di Mao Zedong, non è stata infatti in grado di raggiungere le zone rurali e più depresse dell’antico Impero: così oggi il numero di cinesi analfabeti risulta addirittura in aumento.
Il mancato sviluppo economico di molte zone ha incrementato la necessità da parte di molte famiglie, migrate in città per lavoro, di lasciare i propri figli da soli a casa con i nonni: bambini che iniziano già in tenerissima età a coltivare i campi rimasti senza forza lavoro e che non frequenteranno mai la scuola dell’obbligo (che in Cina dovrebbe durare nove anni).
Secondo l’“Ufficio nazionale cinese per le statistiche”, nella Cina vivono oltre 80 milioni di analfabeti sopra i 15 anni nel paese e il 73% di questi è costituito da donne. Per i “controllati” media cinesi le cose vanno ancora peggio: tra il 2000 e il 2005 il numero degli adulti analfabeti è salito più del 30% passando da 87 milioni a 116 milioni.
Ora però, forse complici i giochi olimpici, il Governo centrale della Cina ha fatto sapere di voler avviare un progetto che porti ogni cittadino a leggere e scrivere almeno 1.500 caratteri cinesi: un piano di alfabetizzazione minima che passerà per l’avvio di corsi-base per adulti da tenere direttamente nei villaggi più decentrati e arretrati. Un piano che, però, potrebbe non bastare: gli esperti di cultura orientale ci dicono infatti che le donne, per tradizione assorbite totalmente dal lavoro nei campi e dagli obblighi di assistenza alla famiglia, potrebbero infatti disertare le lezioni. Anche se i corsi verranno svolti praticamente a domicilio.
Nella provincia di Guizhou, ad esempio, una delle più povere della Cina e con il più alto numero di minoranze etniche (costituiscono il 37% del totale della popolazione), il Governo sta combattendo una dura battaglia. Diversi abitanti di queste zone emigrano verso le ricche città della Cina orientale per trovare lavoro e le donne vengono lasciate a casa a badare ai campi: per loro, in questa condizione, coltivare anche l’educazione personale diventerebbe un impegno davvero difficile da assolvere.
E, come se non bastasse, c’è poi il problema della preparazione degli insegnanti: quelli delle scuole governative che operano nelle città risultano infatti mediamente più pagati dei loro colleghi in servizio nelle zone rurali. “Gli insegnanti nei villaggi guadagnano tra i 20 e i 90 yuan al mese (da due euro ai 10 euro scarsi)“, spiega Xie Li Hua, presidente del “Centro per lo sviluppo culturale delle donne in aree rurali”. Inutile sottolineare che si tratti di insegnanti non sempre all’altezza e adeguatamente qualificati per un impegno così importante e difficile.

Insomma, tra due settimane sulle discusse Olimpiadi calerà il sipario, ma in Cina l’analfabetismo sembra destinato a durare a lungo.

Alessandro Giuliani

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