La maggior parte dei lettori della Tecnica della Scuola dicono no all’installazione delle telecamere in classe, ma la diatriba rimane viva.
Stavolta a rinfocolarla ci ha pensato Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, che il 7 aprile ha espresso “pieno sostegno” alla proposta del gruppo di FI alla Camera di installare un sistema di videosorveglianza all’interno degli asili nido e delle strutture socio-assistenziali per anziani e disabili.
La proposta, che rafforza il pacchetto di norme con una sua proposta di legge depositata nei giorni scorsi, non si limita solo all’installazione sistematica degli impianti di riproduzione di quanto avviene nei luoghi dove sono concentrati bimbi piccoli, anziani e disabili, ma inasprisce anche le pene per chi commette reati “a danno di persone ricoverate presso strutture sanitarie o ospitate presso comunità”.
“L’installazione di videocamere di sorveglianza – sottolinea l’ex ministro – darà un contributo importantissimo non solo alla repressione, ma anche alla prevenzione di reati che giustamente destano un fortissimo allarme sociale”.
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Brambilla risponde anche al folto popolo di coloro che respingono le telecamere perché condizionerebbero non poco gli insegnanti, costretti a fare lezione sotto la “lente” delle telecamere: “di fronte a fatti di tali gravità – sostiene la presidente della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza – non può essere un alibi la tutela della privacy, messa peraltro a dura prova da una passeggiata nel centro di una qualunque città italiana. Se le vie pullulano di telecamere, non si vede perché non si possano piazzare anche in scuole ed ospizi, dove sono potenzialmente esposti ad abusi utenti indifesi come i bambini o gli anziani”.
Per Brambilla è egualmente necessario inasprire le pene per gli autori di questi reati. “Il codice penale, all’art.61, già prevede un’aggravante per delitti contro la persona commessi ‘all’interno o nelle adiacenze di istituti di istruzione o di formazione’. Con la proposta di legge che ho depositato – conclude la deputata – si aggiunge un nuovo caso: ‘L’avere commesso il fatto in danno di persona ricoverata presso strutture sanitarie o presso strutture socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali ovvero in danno di soggetto minore ospitato presso comunità familiari o comunità socio-educative'”.
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