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Le streuse, straniere e strane, di Marinella Fiume. 32 piccoli saggi su donne straordinarie di Sicilia

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Arriva in libreria un nuovo libro di Marinella Fiume, saggista e divulgatrice culturale, giornalista e romanziera, nonché impegnata nel sociale da decenni, dal titolo “Streuse. Strane e straniere in Sicilia”, Iacobelli Editore, 15 €. 

Termine dialettale siciliano, “streusa” che sta per stramba, ma anche estrosa, strana, straniera, estranea, e pure bizzarra che non si adegua alle convenzioni e dunque persino stravagante, ma inteso nel senso di chi, osservandola, non riesce a raggiungerne le altezze, vertiginose direbbe Nietzsche, in somiglianza della volpe con l’uva. 

La stessa autrice, nella sua presentazione, spiega l’origine del termine dialettale nel quale inserisce anche un riferimento all’inglese “Stranger”, estranea e straniera, per ricondurre forse anche a quel fardello che ‘Ntoni dei Malavoglia non riusciva a togliersi dalle spalle ritornando a casa perché non si sentiva più parte di quella famiglia e di quella condizione. 

Straniere in patria o in matria, dunque, come racconta un saggio, tra i tanti brevi, su Mariannina Coffa, poetessa raffinata e “patriota”, poi delusa come tutti i siciliani di una Unità affastellata anche male e su cui ancora si ragiona. 

E insieme a Mariannina altre 31 biografie di donne percorrono questo agile e appassionante libro, financo straniere, ma con la Sicilia nel cuore, come Florence Trevelyan, una inglese amante dell’incanto isolano e di Taormina in particolare, o come Daphne Phelps, la signorina inglese, e che certamente riconducono  a quella schiera di viaggiatrici, Stranger, del Grand Tour, come racconta un altro prezioso testo, alcune delle quali lasciarono le comodità domestiche per lanciarsi nella scomodità delle lunghe scarrozzate italiane. 

Donne “di fuori” della leggenda magica e donne “di notte”, dei racconti del focolare e del mito, ma tutte con nome e cognome, storiche e reali, pulsanti sangue e volontà, come la Nike di Gabriele D’Annunzio o la Elsa Morante della letteratura, mentre si fa strada l’immaginifico personaggio di Goliarda Sapienza, catanese come Agata, la Santuzza, martirizzata nel corpo dal bieco lubrico e lascivo console pagano, al contrario di Cathalina, streusa e megera, bellissima ma da nessuno desiderata per il presunto odore di zolfo che il suo incantevole corpo ammantava. 

Una sfilata, potremmo dire con termine non certamente pertinente, di donne dal fascino intellettuale straordinario, corposo e pesante, ma che Fiume rende con penna elegante e maestria dotta. Senza accelerarne l’agiografia, ma dipingendo con garbo e lustro di termini le sue eroine, scordate per lo più o ignorate o nascoste dalla storia delle Accademia, come lamentava Gesualdo Bufalino.

Femmine colte, impegnate nel sociale e pure nelle avventure di pertinenza degli uomini come Nella Mirabile Mancuso che al volante di una Appia raggiunse, nel 1960, il Circolo Polare artico, mentre Tina Di Lorenzo, bellissima, esibiva le sue straordinarie doti artistiche nei teatri d’Europa. 

Una vasta e colta presenza femminile, quella che in Sicilia ha lasciato le orme, che merita di essere davvero conosciuta e a fondo, e che il libro di Fiume tenta di recuperare con tutti gli onori di altrettanti, piccoli, profondi, documentati e appassionati saggi. Biografie che si aggiungono al suo già edito, ma purtroppo esaurito, “Siciliane. Dizionario biografico”, del 2006.